martedì 30 giugno 2009

In limite.

Occupiamo un tempo e uno spazio ben definiti.

Solo un tempo alla volta, solo uno spazio alla volta.

Nel poco tempo-e-spazio che ci viene concesso cerchiamo di fare del nostro meglio.

Viviamo dentro una gabbia invisibile.

L'Avatar non può tele-trasportarsi fuori dallo schermo.
Non sa neppure che esiste uno schermo e che lui ci vive "dentro".

Si bea della sua "infinita" possibilità di movimento nel metaverso dei suoi limiti.

venerdì 26 giugno 2009

Biglie semplici per un biliardo ordinato.

Chi si pone l'obiettivo (ambizioso) di voler comprendere con la propria testa il funzionamento della società umana nel suo complesso, deve affrontare, di fatto, quello che i fisici definiscono un many-body-problem, cioè un problema di molti corpi in interazione.

L'analisi teorica dei sistemi fisici composti da un grandissimo numero di particelle, consente in molti casi di giungere ad una elegante e sintetica descrizione della dinamica generale del sistema e di poter esprimere questa dinamica con poche e semplici equazioni che governano le proprietà osservabili globali del sistema stesso (le cosiddette variabili termodinamiche).

Ciò che rende possibile l'analisi teorica dei many-body-problems per i sistemi fisici, è la possibilità di ipersemplificare il comportamento dei singoli componenti elementari e di costruire, a partire dal comportamento (semplice) dei singoli componenti, un modello statistico complessivo.

Ad esempio riusciamo a dedurre l'equazione del gas perfetto - un sistema fisico composto da miliardi e miliardi di molecole interagenti - proprio grazie alla possibilità di ipersemplificare la descrizione del comportamento delle singole molecole che possiamo tranquillamente immaginare come tante piccole biglie la cui unica attività consiste semplicemente nel collidere con le altre biglie e con le pareti del biliardo.

Ma cosa succederebbe se le biglie del biliardo termodinamico fossero oggetti un po' meno stupidi e fossero dotati, poniamo il caso, di una piccola mente in grado di selezionare un comportamento a partire da un repertorio (anche finito) di comportamenti possibili ?...

e se le biglie avessero una qualche forma di memoria per consentire la selezione del comportamento a partire dalla serie storica dei propri comportamenti e delle reazioni che questi comportamenti hanno provocato ?

e se potessero comunicare con qualche altra biglia riuscendo a coordinare i propri comportamenti e finalizzarli al raggiungimento di un obiettivo "comune"?...

Che speranze avremmo di poter descrivere la dinamica complessiva del sistema globale mediante poche e semplici equazioni ?

Se osservassimo una eccessiva complessità comportamentale della singola molecola saremmo portati a considerare impossibile (o altamente improbabile) l'osservazione di una qualsiasi forma di coerenza complessiva del sistema non potendo condurre una analisi statistica dei comportamenti.

Possiamo concludere quindi che tanto maggiore è la complessità comportamentale dei componenti elementari (gli individui), tanto minore è la possibilità di ottenere un modello semplificato e controllabile del sistema nel suo complesso (la società).

E, similmente, tanto minore è la complessità comportamentale degli individui, tanto maggiore è la possibilità di ottenere un modello semplice e controllabile della società e di poterne quindi prevedere e condizionare l'evoluzione.

Per i sistemi sociali - dunque - la tentazione autoritaria è sempre in agguato ed è giustificata dalla evidenza che un società composta da tanti individui semplici (o semplificati) è più stabile, più prevedibile e più controllabile di una società composta da tanti individui complessi in grado di esibire un ricco repertorio di comportamenti e di interazioni.

Possiamo concederci il lusso di avere biglie intelligenti, complesse e consapevoli, rinunciando a governare il biliardo ?

giovedì 18 giugno 2009

Basilica

Entrare ed essere subito contenuti, sovrastati, rimpiccioliti.

Le pareti che svettano verso l'alto accompagnate dal ritmo delle colonne.

Ogni sguardo incrocia una immagine, un affresco, un bassorilievo, una figura.

Ci si ritrova circondati da icone e simboli come dentro uno schermo avvolgente.

Le immagini penetrano nella psiche con assoluta naturalezza e vincono ogni resistenza grazie alla loro bellezza.

E poi il suono, cupo, lungo, soffuso, di un organo dal soffio antico.

E il profumo striato dell'incenso che proviene dal fondo, dall'altare.

Tutto prelude al rito, prepara alla cerimonia.
Tutto è predisposto per ammorbidire gli animi alla ricezione della Parola.

Mezzo di comunicazione di massa, immersivo, tridimensionale, ipnotico.

Straordinariamente efficace.
Nei secoli dei secoli.

lunedì 15 giugno 2009

Intelligenza di scala

Un sistema composto da moltissimi agenti intelligenti e interagenti può essere, a sua volta, intelligente ?

E può l'intelligenza di un singolo agente comunicare con l'intelligenza collettiva del sistema di cui lui stesso fa parte ?

Cosa può avere in comune l'intelligenza del tutto con l'intelligenza di una parte che compone quel tutto ?

Se l'intelligenza complessiva del sistema conduce al perseguimento di obiettivi globali che confliggono con gli obiettivi in capo ai singoli agenti, possiamo ritenere provata la totale indipendenza tra i due livelli di intelligenza ?
Oppure l'intelligenza superiore persegue in qualche modo anche il bene dei singoli adottando strategie che i singoli non riescono neanche a concepire ?

Se gli atti di un singolo agente potessero essere determinati direttamente dalla azione della intelligenza collettiva, quale sarebbe il comportamento di questo agente e quali reazioni sarebbero provocate negli altri agenti in grado di osservare questi comportamenti ?

I singoli agenti possono arrivare a sentirsi parte della intelligenza collettiva pur continuando ad esibire un repertorio di comportamenti determinato dalla propria singola intelligenza ?

L'intelligenza collettiva è determinata, in qualche modo, dalla composizione delle intelligenze singole a cui si somma l'intelligenza espressa dalla rete-delle-relazioni tra i singoli ?

Sta forse tutta nella rete-delle-relazioni la differenza tra l'intelligenza globale e le intelligenze dei singoli ?

Le stesse intelligenze singole, arrangiate in una differente struttura di rete, produrrebbero diverse forme di intelligenza globale ?

E quale può essere un substrato ottimale, un supporto efficiente per lo sviluppo di questa rete ?

martedì 2 giugno 2009

E il conduttore del carro?...

Figuratevi un omino piú largo che lungo, tenero e untuoso come una palla di burro, con un visino di melarosa, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole, come quella d’un gatto, che si raccomanda al buon cuore della padrona di casa.

Tutti i ragazzi, appena lo vedevano, ne restavano innamorati e facevano a gara nel montare sul suo carro, per esser condotti da lui in quella vera cuccagna conosciuta nella carta geografica col seducente nome di «Paese de’ balocchi».

Carlo Collodi,
Pinocchio.

lunedì 1 giugno 2009

Maggioranza e minoranza

E' del tutto evidente che una elìte composta di poche decine di migliaia di persone non potrà mai riuscire a controllare e dominare e una massa formata da molti milioni di individui.

Non è materialmente possibile, per una questione di rapporti numerici.

Se riuscisse a incanalare e dare coerenza alla propria sconfinata potenza, la massa dei molti sarebbe in grado di schiacciare qualsiasi frangia minoritaria lanciata alla conquista del potere.

E' evidente, quindi, che il governo dei pochi sui molti si può realizzare solo se la stragrande maggioranza dei "governati" si consegna spontaneamente al controllo e alla dominazione dei pochi "governanti" esprimendo un totale e volontario consenso verso il sistema di potere e rinunciando ad esercitare una qualunque forma di opposizione.

Senza il consenso non può funzionare nessuna forma di controllo delle masse.

Nei sistemi comunisti il consenso è (stato) generato mediante la propaganda ideologica e facendo credere al singolo individuo di essere parte attiva nel processo di creazione collettiva della nuova pòlis.

Nei sistemi liberisti e capitalisti, il consenso è (stato) generato dalla progressione continua del benessere materiale che, prolungata per un periodo sufficientemente lungo, ha fornito agli individui l'illusione di vivere in una macchina sociale assolutamente efficiente e priva di difetti.

Entrambi i sistemi perdono l'equilibrio nel momento in cui non riescono più ad alimentare l'illusione collettiva (della nuova pòlis, che ben presto si trasforma in regime; della crescita infinita che si risolve in un crollo improvviso) e quindi non sono più in grado di alimentare il consenso.

Nella fase discendente della parabola, prima che il consenso sia del tutto dissipato, l'elìte tenterà di dirottare l'attenzione delle masse verso una nuova fonte di generazione del consenso e cioè verso il volto di un comune e terribile nemico in grado di minacciare la sopravvivenza dell'intero sistema.

Un nemico verso il quale sarà necessario mobilitarsi seguendo le direttive dei pochi illuminati ancora saldamente al comando.