Proiettare il proprio avatar nel Metaverso è un po' come entrare dentro un Modello.
Un Modello della Realtà Sociale, ovviamente.
Un Modello che consente di mettere a punto una nuova Architettura Sociale.
L'architettura di una società dove ciascun individuo è perfettamente identificabile, tracciabile, osservabile. Dove ciascuno è un ID, un numero univoco, un fascicolo, una chiave univoca di ricerca in una tabella anagrafica sempre accessibile.
L'architettura di una società in cui gli scambi economici sono mediati da una sola e globale moneta elettronica.
L'architettura di una società senza nazioni ove vige la più totale libertà di movimento garantita dalla più totale mancanza di riservatezza dei propri movimenti.
L'architettura di una società in cui ogni individuo esiste in uno stato di perenne ed estatica connessione con qualsiasi altro individuo del sistema attraverso un potentissimo medium di comunicazione istantanea.
E qualsiasi messaggio, proprio perchè si serve del "mezzo" per essere trasmesso, accetta di essere registrato, archiviato, reso persistente.
In una parola, cessa di essere "privato".
Fuori dal Modello, un occhio "sovrano" sperimenta l'alterazione dei parametri sociali ed osserva gli effetti globali di queste variazioni esattamente come avviene quando si osserva l'evoluzione dei parametri termodinamici di un gas perfetto costituito da miliardi di particelle in moto caotico dentro una boccia di vetro.
Le evoluzioni del Modello consentono di tarare l'architettura e di arrivare, nel tempo, alla configurazione ideale.
Quando il Modello sarà messo a punto, anche grazie al nostro ignaro contributo, la configurazione ottenuta sarà finalmente replicata nella Realtà, nella architettura di RL.
Ma a quel punto saremo già perfettamente abituati, allenati, felicemente assuefatti, serenamente schiavi.
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domenica 9 novembre 2008
mercoledì 8 ottobre 2008
Glomind - capitolo 3 - incontro.
Ho deciso di iniziare ad ascoltare Linda aggiungendola alla lista dei miei InsideContacts.
Voglio seguire i suoi pensieri sapendo che lei segue i miei.
Sento una profonda, inspiegabile necessità di creare questo contatto…
E’ di nuovo sera, siamo entrambi in inside mode, entrambi in ascolto…
Tecnicamente questa condizione si chiama anello di feedback ovvero un circuito di menti connesse all’interno del quale il segnale si riverbera e si autoalimenta.
Il raggio di un anello di feedback si misura contando i passaggi che deve fare un segnale partito da un certo nodo per ritornare al nodo di partenza.
Nel nostro caso: io-->Linda-->io oppure Linda-->io-->Linda: due passi, anello di raggio due.
Ma nel circuito di Netbrain esistono anelli anche più grandi con centinaia e centinaia di nodi fittamente interconnessi tra di loro.
Si realizzano cioè delle zone ad altissima connessione, delle sottoreti, dei gangli di attività dove i segnali circolano e si riproducono rinforzandosi e riverberandosi attraverso le stesse menti per poi uscire e saltare dall’altra parte del globo sfruttando un improbabile e lunghissimo assone, una connessione a lungo range, tra una mente dell’anello e un’altra mente lontana, magari appartenente ad un altro anello di feedback formato da altre menti.
Anelli e assoni stanno portando la rete di Netbrain verso una configurazione che gli esperti chiamano “piccolo mondo” (Small World) dove un qualsiasi segnale può correre da un estremo all’altro della rete effettuando pochissimi passaggi senza che la rete si sovraccarichi di connessioni inutili attivando tutte quelle tecnicamente possibili.
Io sono disteso sul letto, ho gli occhi chiusi, le braccia distese lungo i fianchi.
Ho sbirciato sul display il nome di Linda affiancato dalla piccola antenna ricevente e sono scivolato anche io in inside-mode.
Eccomi di fronte al mare, ecco il contesto marino della mia pausa, del mio silenzio interiore.
Osservo la vastità dell’acqua e mi placo di fronte alla sua semplicissima calma.
Ora l’ologramma di Linda appare sopra la linea dell’orizzonte.
Non si tratta del suo volto ma di una figura stilizzata, una scultura.
Una scultura di metallo nero, lucido.
Un fenicottero nero con il becco piegato all’ingiù in un atteggiamento di pacata mestizia.
Quasi crepuscolare. Bellissimo nella luce del tramonto.
Ho la netta sensazione che questa figura in qualche misura rappresenti l’immagine che Linda ha di me in questo momento. Sento che c’è un messaggio dietro questa forma. Un messaggio di cui posso percepire solo l’intenzione e lo spirito.
E Linda, cosa vede in questo momento, cosa sente di me ?
Una leggera brezza scorre lungo il suo viso, un piccolo vento leggero le accarezza la pelle e si insinua tra i capelli.
E’ la mia mente che le sta comunicando la mia presenza, la mia benevola vicinanza.
Io allungo un braccio in avanti verso il mare e con l’indice inizio a scrivere nell’aria, a tracciare il profilo di alcune lettere.
La mia scrittura compare immediatamente sullo schermo di Linda come se una invisibile mano scrivesse sulla sua tela bianca con un invisibile pennello.
Scrivo lentamente e attendo una sua risposta.
Ciao Linda, eccomi qui, mi senti ? mi vedi ? riesci a leggere queste parole ?
Linda, in tutta risposta proietta sopra il mio orizzonte marino l’immagine di un gigantesco sorriso che mi appare come un improvvisa e calda ondata di benessere.
La mente di Linda stasera non fa uso di parole.
Preferisce evocare visivamente andando oltre il significato. Oltre il linguaggio.
Io continuo a scrivere con il dito davanti a me, nell’aria:
Ora siamo connessi in un anello, le nostre menti stanno iniziando a parlarsi.
Il sorriso si espande sopra il vasto orizzonte, le labbra si dischiudono, vedo comparire una fila di bianchissimi piccoli denti, odo il fragore di una cristallina risata che mi giunge come riverbero di brezza sulle palpebre socchiuse di fronte al vento marino.
Ecco come sta avvenendo, stasera, il nostro gioco.
Le mie parole tracciate nell’aria come un invisibile solco…
...le sue figure olografiche visualizzate davanti ai miei occhi.
Proseguiamo per alcune ore in un profondissimo stato di quiete ed approfondiamo la nostra conoscenza lasciando che le nostre menti arrivino alla completa sintonizzazione e giungano ad un reciproco adattamento, fino al punto di equilibrio in cui si dissolve il confine.
Voglio seguire i suoi pensieri sapendo che lei segue i miei.
Sento una profonda, inspiegabile necessità di creare questo contatto…
E’ di nuovo sera, siamo entrambi in inside mode, entrambi in ascolto…
Tecnicamente questa condizione si chiama anello di feedback ovvero un circuito di menti connesse all’interno del quale il segnale si riverbera e si autoalimenta.
Il raggio di un anello di feedback si misura contando i passaggi che deve fare un segnale partito da un certo nodo per ritornare al nodo di partenza.
Nel nostro caso: io-->Linda-->io oppure Linda-->io-->Linda: due passi, anello di raggio due.
Ma nel circuito di Netbrain esistono anelli anche più grandi con centinaia e centinaia di nodi fittamente interconnessi tra di loro.
Si realizzano cioè delle zone ad altissima connessione, delle sottoreti, dei gangli di attività dove i segnali circolano e si riproducono rinforzandosi e riverberandosi attraverso le stesse menti per poi uscire e saltare dall’altra parte del globo sfruttando un improbabile e lunghissimo assone, una connessione a lungo range, tra una mente dell’anello e un’altra mente lontana, magari appartenente ad un altro anello di feedback formato da altre menti.
Anelli e assoni stanno portando la rete di Netbrain verso una configurazione che gli esperti chiamano “piccolo mondo” (Small World) dove un qualsiasi segnale può correre da un estremo all’altro della rete effettuando pochissimi passaggi senza che la rete si sovraccarichi di connessioni inutili attivando tutte quelle tecnicamente possibili.
Io sono disteso sul letto, ho gli occhi chiusi, le braccia distese lungo i fianchi.
Ho sbirciato sul display il nome di Linda affiancato dalla piccola antenna ricevente e sono scivolato anche io in inside-mode.
Eccomi di fronte al mare, ecco il contesto marino della mia pausa, del mio silenzio interiore.
Osservo la vastità dell’acqua e mi placo di fronte alla sua semplicissima calma.
Ora l’ologramma di Linda appare sopra la linea dell’orizzonte.
Non si tratta del suo volto ma di una figura stilizzata, una scultura.
Una scultura di metallo nero, lucido.
Un fenicottero nero con il becco piegato all’ingiù in un atteggiamento di pacata mestizia.
Quasi crepuscolare. Bellissimo nella luce del tramonto.
Ho la netta sensazione che questa figura in qualche misura rappresenti l’immagine che Linda ha di me in questo momento. Sento che c’è un messaggio dietro questa forma. Un messaggio di cui posso percepire solo l’intenzione e lo spirito.
E Linda, cosa vede in questo momento, cosa sente di me ?
Una leggera brezza scorre lungo il suo viso, un piccolo vento leggero le accarezza la pelle e si insinua tra i capelli.
E’ la mia mente che le sta comunicando la mia presenza, la mia benevola vicinanza.
Io allungo un braccio in avanti verso il mare e con l’indice inizio a scrivere nell’aria, a tracciare il profilo di alcune lettere.
La mia scrittura compare immediatamente sullo schermo di Linda come se una invisibile mano scrivesse sulla sua tela bianca con un invisibile pennello.
Scrivo lentamente e attendo una sua risposta.
Ciao Linda, eccomi qui, mi senti ? mi vedi ? riesci a leggere queste parole ?
Linda, in tutta risposta proietta sopra il mio orizzonte marino l’immagine di un gigantesco sorriso che mi appare come un improvvisa e calda ondata di benessere.
La mente di Linda stasera non fa uso di parole.
Preferisce evocare visivamente andando oltre il significato. Oltre il linguaggio.
Io continuo a scrivere con il dito davanti a me, nell’aria:
Ora siamo connessi in un anello, le nostre menti stanno iniziando a parlarsi.
Il sorriso si espande sopra il vasto orizzonte, le labbra si dischiudono, vedo comparire una fila di bianchissimi piccoli denti, odo il fragore di una cristallina risata che mi giunge come riverbero di brezza sulle palpebre socchiuse di fronte al vento marino.
Ecco come sta avvenendo, stasera, il nostro gioco.
Le mie parole tracciate nell’aria come un invisibile solco…
...le sue figure olografiche visualizzate davanti ai miei occhi.
Proseguiamo per alcune ore in un profondissimo stato di quiete ed approfondiamo la nostra conoscenza lasciando che le nostre menti arrivino alla completa sintonizzazione e giungano ad un reciproco adattamento, fino al punto di equilibrio in cui si dissolve il confine.
martedì 30 settembre 2008
Glomind - capitolo 2 - outside mode.
Non conosco le persone che hanno deciso di seguirmi.
Ho semplicemente accettato la loro chiamata, il loro desiderio di connessione, il loro invito.
Sono quattro, per ora: due uomini e due donne.
Posso vedere la lista utilizzando il terminale di Netbrain e scegliendo dal touchscreen la funzione Organizer>>OutsideContacts.
Ognuno di loro ha indicato un Nome, vero o di fantasia, per registrarsi al network.
Linda, Sergio, Irene, Roberto.
E loro quattro vedono il mio nome nella loro lista degli Inside Contacts.
Non so nulla di loro, a parte le poche note che hanno pubblicato nel network di Netbrain, di fianco al loro nome.
Per qualche strano motivo, queste quattro persone hanno scelto me dalla lista sterminata del network ed hanno deciso di connettersi, di iniziare a ricevere gli impulsi della mia mente.
Mi hanno scelto come sorgente ed io trasmetto loro i miei stati mentali ogni volta che accendo Netbrain.
Se attivo Netbrain non posso in nessun modo rifiutarmi di trasmettere.
Solo loro possono decidere, in qualsiasi momento, di interrompere la connessione, di staccare il filo invisibile e persistente che ci tiene assieme.
Io posso solo interrompere la comunicazione con i miei InsideContacts e cioè con le persone che io stesso ho deciso di collegare alla mia mente e da cui ricevo il flusso dei segnali mentali ogni volta che attivo Netbrain e riesco ad entrare in inside mode.
Per eliminare un contatto basta andare in Organizer>>InsideContacts, scegliere un contatto dalla lista e sfiorare con la punta dell’indice l’icona a forma di X rossa in basso a destra. A quel punto vedi comparire sullo schermo del terminale la domanda di conferma e con un ultimo tocco si taglia finalmente il filo da quella sorgente e smetti di ascoltarla.
Ma non posso smettere di comunicare, di trasmettere ai miei Outside Contacts.
Ogni volta che accendo Netbrain inizio a distribuire il mio flusso di stati mentali a quelle quattro persone sconosciute e, di queste quattro, ricevono effettivamente il mio segnale tutte quelle che si trovano in inside mode. Come ero io ieri sera.
Osservando la lista degli OutsideContacts sul mio terminale posso capire chi di loro è veramente in ascolto.
Infatti gli amici che si trovano in inside mode appaiono scritti in un colore blu brillante ed hanno di fianco il disegno di una piccola una antenna in ricezione.
Quelli invece che si trovano in outside mode, come me in questo momento, appaiono scritti in grigio scuro e senza nessuna evidenza, senza nessuna icona, senza nessuna antenna.
Tutto chiaro, semplice, intuitivo.
Con pochi tocchi delle mie dita sul terminale posso modellare il pezzo del gigantesco grafo di connessioni di cui faccio parte e che ogni giorno evolve e si allarga grazie alla straordinaria diffusione di Netbrain in tutto il pianeta.
…
Ora sono al volante della mia auto e sto guidando in autostrada.
Le mani stringono il volante, il piede destro è fermo sull’acceleratore e dosa cautamente la velocità del mezzo, gli occhi fissano la striscia di asfalto che si proietta sotto di me come un tappeto in movimento.
Linda è in ascolto, è in inside mode.
Lo so perché prima di salire in macchina ho sbirciato la lista degli Outside Contacts per controllarne lo stato.
Mi chiedo quali segnali le stiano arrivando in questo momento dalla mia mente.
Come percepisce Linda le mie sensazioni di veglia?
Ora so solo che i miei occhi fissano la strada che si dipana e si stringono a fessura per riparasi dal sole che colpisce il parabrezza.
Forse le arriva la sensazione di fastidio che provo nel serrare gli occhi?.
La sente anche lei nei suoi occhi? E come ?
Le arriva la pressione e il calore che avverto sulla schiena appoggiata al sedile ? Le arriva il rumore ovattato del motore ?
Mi rendo conto che in questo momento non sto elaborando pensieri coscienti e trasmissibili per la loro semantica (a parte questo di me che si rende conto che in questo momento non sta elaborando pensieri coscienti e trasmissibili per la loro semantica (a parte questo di me che in questo momento …(…(……)..)..)).
Linda è sdraiata nel suo letto, ha chiuso gli occhi e immagina di guardare un immenso schermo bianco davanti a sé.
Sullo schermo vede ora un ologramma del mio volto che tiene in mano uno specchio rivolto verso un secondo specchio che riflette l’immagine del mio volto e dello specchio con dentro l’immagine del mio volto e dello specchio con dentro….
Le sensazioni di una mente arrivano spesso alle altre menti sottoforma di immagini olografiche: astratte opere d’arte tridimensionali, vive e luminose in grado di rappresentare come delle ineffabili icone i contenuti mentali di un altro essere umano senza pretendere di spiegarli…
Se mi imponevo di pensare a delle frasi di senso compiuto, ecco che il mio volto che lei vedeva nella sua mente iniziava a parlare ripetendo esattamente le parole che io stavo pronunciando nel segreto della mia mente.
Parole pronunciate con la sobrietà della coscienza, quindi ben presenti alla mia mente, nitide, scolpite.
Netbrain riusciva ad attivare questa forma di rappresentazione fedele del pensiero, intercettando le onde cerebrali tipiche del pensiero cosciente ed iniziando quindi a riportare un segnale molto preciso come una sorta di fedele trascrizione sonora.
Appena smettevo di elaborare pensieri coscienti, ecco che l’immagine percepita da lei tornava ad essere una forma d’arte, una metafora, una rappresentazione visiva del mio caos interiore.
La guida mi concedeva alcuni momenti di lucida attenzione: la strada libera di fronte a me, nessun sorpasso da fare, nessuna curva, il sole che si dispone di lato e non ferisce più gli occhi…
Ecco quindi fiorire l’attenzione interiore. Ecco la nascita di un pensiero cosciente…
Non è un pensiero mio ma un ricordo. Il ricordo delle parole che ieri sera ho sentito dalla mia amica sconosciuta in inside mode.
Ripeto le sue parole scandendole una per una per scolpirle nella mia memoria e, involontariamente, le trasmetto con altrettanta nitidezza a Linda che ascolta anche lei in religioso silenzio.
Ho semplicemente accettato la loro chiamata, il loro desiderio di connessione, il loro invito.
Sono quattro, per ora: due uomini e due donne.
Posso vedere la lista utilizzando il terminale di Netbrain e scegliendo dal touchscreen la funzione Organizer>>OutsideContacts.
Ognuno di loro ha indicato un Nome, vero o di fantasia, per registrarsi al network.
Linda, Sergio, Irene, Roberto.
E loro quattro vedono il mio nome nella loro lista degli Inside Contacts.
Non so nulla di loro, a parte le poche note che hanno pubblicato nel network di Netbrain, di fianco al loro nome.
Per qualche strano motivo, queste quattro persone hanno scelto me dalla lista sterminata del network ed hanno deciso di connettersi, di iniziare a ricevere gli impulsi della mia mente.
Mi hanno scelto come sorgente ed io trasmetto loro i miei stati mentali ogni volta che accendo Netbrain.
Se attivo Netbrain non posso in nessun modo rifiutarmi di trasmettere.
Solo loro possono decidere, in qualsiasi momento, di interrompere la connessione, di staccare il filo invisibile e persistente che ci tiene assieme.
Io posso solo interrompere la comunicazione con i miei InsideContacts e cioè con le persone che io stesso ho deciso di collegare alla mia mente e da cui ricevo il flusso dei segnali mentali ogni volta che attivo Netbrain e riesco ad entrare in inside mode.
Per eliminare un contatto basta andare in Organizer>>InsideContacts, scegliere un contatto dalla lista e sfiorare con la punta dell’indice l’icona a forma di X rossa in basso a destra. A quel punto vedi comparire sullo schermo del terminale la domanda di conferma e con un ultimo tocco si taglia finalmente il filo da quella sorgente e smetti di ascoltarla.
Ma non posso smettere di comunicare, di trasmettere ai miei Outside Contacts.
Ogni volta che accendo Netbrain inizio a distribuire il mio flusso di stati mentali a quelle quattro persone sconosciute e, di queste quattro, ricevono effettivamente il mio segnale tutte quelle che si trovano in inside mode. Come ero io ieri sera.
Osservando la lista degli OutsideContacts sul mio terminale posso capire chi di loro è veramente in ascolto.
Infatti gli amici che si trovano in inside mode appaiono scritti in un colore blu brillante ed hanno di fianco il disegno di una piccola una antenna in ricezione.
Quelli invece che si trovano in outside mode, come me in questo momento, appaiono scritti in grigio scuro e senza nessuna evidenza, senza nessuna icona, senza nessuna antenna.
Tutto chiaro, semplice, intuitivo.
Con pochi tocchi delle mie dita sul terminale posso modellare il pezzo del gigantesco grafo di connessioni di cui faccio parte e che ogni giorno evolve e si allarga grazie alla straordinaria diffusione di Netbrain in tutto il pianeta.
…
Ora sono al volante della mia auto e sto guidando in autostrada.
Le mani stringono il volante, il piede destro è fermo sull’acceleratore e dosa cautamente la velocità del mezzo, gli occhi fissano la striscia di asfalto che si proietta sotto di me come un tappeto in movimento.
Linda è in ascolto, è in inside mode.
Lo so perché prima di salire in macchina ho sbirciato la lista degli Outside Contacts per controllarne lo stato.
Mi chiedo quali segnali le stiano arrivando in questo momento dalla mia mente.
Come percepisce Linda le mie sensazioni di veglia?
Ora so solo che i miei occhi fissano la strada che si dipana e si stringono a fessura per riparasi dal sole che colpisce il parabrezza.
Forse le arriva la sensazione di fastidio che provo nel serrare gli occhi?.
La sente anche lei nei suoi occhi? E come ?
Le arriva la pressione e il calore che avverto sulla schiena appoggiata al sedile ? Le arriva il rumore ovattato del motore ?
Mi rendo conto che in questo momento non sto elaborando pensieri coscienti e trasmissibili per la loro semantica (a parte questo di me che si rende conto che in questo momento non sta elaborando pensieri coscienti e trasmissibili per la loro semantica (a parte questo di me che in questo momento …(…(……)..)..)).
Linda è sdraiata nel suo letto, ha chiuso gli occhi e immagina di guardare un immenso schermo bianco davanti a sé.
Sullo schermo vede ora un ologramma del mio volto che tiene in mano uno specchio rivolto verso un secondo specchio che riflette l’immagine del mio volto e dello specchio con dentro l’immagine del mio volto e dello specchio con dentro….
Le sensazioni di una mente arrivano spesso alle altre menti sottoforma di immagini olografiche: astratte opere d’arte tridimensionali, vive e luminose in grado di rappresentare come delle ineffabili icone i contenuti mentali di un altro essere umano senza pretendere di spiegarli…
Se mi imponevo di pensare a delle frasi di senso compiuto, ecco che il mio volto che lei vedeva nella sua mente iniziava a parlare ripetendo esattamente le parole che io stavo pronunciando nel segreto della mia mente.
Parole pronunciate con la sobrietà della coscienza, quindi ben presenti alla mia mente, nitide, scolpite.
Netbrain riusciva ad attivare questa forma di rappresentazione fedele del pensiero, intercettando le onde cerebrali tipiche del pensiero cosciente ed iniziando quindi a riportare un segnale molto preciso come una sorta di fedele trascrizione sonora.
Appena smettevo di elaborare pensieri coscienti, ecco che l’immagine percepita da lei tornava ad essere una forma d’arte, una metafora, una rappresentazione visiva del mio caos interiore.
La guida mi concedeva alcuni momenti di lucida attenzione: la strada libera di fronte a me, nessun sorpasso da fare, nessuna curva, il sole che si dispone di lato e non ferisce più gli occhi…
Ecco quindi fiorire l’attenzione interiore. Ecco la nascita di un pensiero cosciente…
Non è un pensiero mio ma un ricordo. Il ricordo delle parole che ieri sera ho sentito dalla mia amica sconosciuta in inside mode.
Ripeto le sue parole scandendole una per una per scolpirle nella mia memoria e, involontariamente, le trasmetto con altrettanta nitidezza a Linda che ascolta anche lei in religioso silenzio.
sabato 6 settembre 2008
Glomind - capitolo 1 - inside mode.
Chiudo gli occhi e immagino la calma superficie del mare di fronte a me.
La mia mente ora è in inside mode: è concentrata solo sulle sue sensazioni interiori.
Gli stimoli sensoriali sono notevolmente ridotti. Nessuno stimolo visivo.
Pochi e quasi impercettibili gli stimoli auditivi, olfattivi, tattili.
Il mare di fronte a me è calmo.
E’ un vasto orizzonte d’acqua assolutamente placato.
Entrato in inside mode posso iniziare a percepire gli altri segnali.
Posso percepire sensazioni, immagini e stati d’animo che non mi appartengono, che provengono da altre menti fuori di me.Voci e suoni che le mie orecchie non possono udire, immagini che i miei occhi (chiusi) non possono vedere.
Entro in connessione con altre menti e percepisco i loro impulsi come se fossero prodotti dalla mia mente, dai miei sensi.
E’ sorprendente rendersi conto di come tutto ciò non sia fonte di affaticamento o di turbamento: le stimolazioni fluiscono serenamente con continuità come lo svolgersi ordinato di un film.
In ogni caso il flusso di stimoli che mi arriva in questo modo non è superiore a quello che normalmente ricevo dai miei sensi attivi durante la veglia: vista, udito, odorato, gusto, tatto… tutti assieme, producono un flusso ancora più intenso e disordinato di impulsi.
In inside mode ho la sensazione nettissima di estendere il confine dei miei processi interiori potendoli condividere con altri esseri umani lontani da me, chissà dove.
…
Questo è possibile grazie ad un meraviglioso strumento, la punta più alta della tecnologia delle telecomunicazioni umane: Netbrain, un connettore cerebrale disposto attorno alla scatola cranica ed il cui utilizzo si sta rapidamente diffondendo su tutto il pianeta.
Come un virus.
Dodici sottilissime lamine d’argento sottocutanee, impiantate in altrettante precisissime posizioni sulla superficie del cranio e collegate, attraverso sottilissimi fili d’argento, ad un chip centrale per la trasmissione e la ricezione del segnale mentale.
Un impianto completamente invisibile dall’esterno, alimentato da celle termovoltaiche che sfruttano il calore costante delle epidermide per tenere attivo il circuito.
Le lamine di argento catturano le continue e impercettibili variazioni di potenziale elettrico generate dalla mia attività cerebrale nei vari punti di contatto con l’epidermide e possono funzionare anche in senso inverso, come stimolatori, introducendo nel mio cervello i segnali captati dal chip e provenienti da altre menti lontane a cui sono connesso.
Il chip è in grado di captare il segnale da una rete di centraline digitali sparse in tutto il globo. Ogni chip ha un suo proprio indirizzo, un numero assoluto, che individua con esatta precisione un possessore, un individuo, un cervello.
Mediante un piccolo terminale senza fili, è possibile configurare il proprio impianto Netbrain impostando il valore di centinaia di parametri e, cosa più importante, definendo la lista dei friends, dei cervelli amici, dai quali si desidera ricevere il flusso di segnali neuronali, conoscendone l’indirizzo o recuperandolo da una banca dati centralizzata.
In questo modo ogni cervello trasmette il proprio segnale ai cervelli che si sono connessi a lui e riceve il segnale da tutti i cervelli a cui lui ha deciso di connettersi.
La rete di cervelli che si viene a realizzare grazie a Netbrain è topologicamente identica ad una rete di neuroni.
Ciascun neurone, infatti, riceve stimoli da un insieme selezionato di altri neuroni a cui è connesso tramite sinapsi elettrochimiche e, a sua volta, trasmette i suoi stimoli ad un altro insieme di neuroni che si connettono a lui.
E la topologia della rete cambia continuamente nel tempo: è una struttura plastica, dinamica, mutevole, adattabile. Nuove connessioni nascono ogni giorno e altre connessioni vengono disattivate. Così, semplicemente, per il desiderio di ricevere nuovi stimoli oppure per interrompere una sequenza indesiderata di stimoli da una mente che, un tempo, consideravamo amica.
E’ possibile utilizzare Netbrain in due modalità: inside mode e outside mode.
In inside mode la mente smette di governare il corpo e di ricevere stimoli corporei.
E’ una specie di sonno o, meglio, di meditazione.
Gli occhi sono chiusi, il corpo è immobile.
E’ necessario raggiungere un particolare stato di rilassatezza e di calma interiore.
Netbrain rileva il raggiungimento di questo particolare stato mentale ed a quel punto inizia a captare segnali dai cervelli amici propagandoli attraverso i dodici stimolatori sottocutanei.
In outside mode, invece, la ricezione del segnale è inibita, sospesa. Perché la mente è impegnata a governare il corpo e a decifrare gli stimoli sensoriali e non sarebbe in grado di elaborare altri segnali.
In entrambi gli stati, Netbrain trasmette continuamente gli impulsi del nostro cervello a tutti i cervelli amici connessi in quel momento.
Ma è possibile ricevere segnali solo in inside mode.
E’ possibile ascoltare solo in inside mode.
Come ora…
E’ sera, sono a casa da solo. Ho passato una lunga giornata di lavoro, faticosa, dura.
Ho addosso una stanchezza antica. La stanchezza della formica che si affanna a trascinare la sua briciola, in mezzo ad altre mille formiche che, negli occhi, hanno lo stesso affanno e, sulle spalle, la medesima briciola.
Ma ora sono seduto, su una semplice sedia, di fronte ad un semplice tavolo.
Ho spento la luce. Ho disteso le mani lungo i fianchi. Ho chiuso gli occhi.
Il respiro fluisce in me come la linfa scorre all’interno di un albero.
Cerco di dimenticare i fatti della giornata.
Ma per dimenticare devo richiamare alla mente ciò che desidero dimenticare.
Allora smetto di dimenticare e smetto di pensare che devo dimenticare…
Netbrain è attivo e perfettamente funzionante. Ho controllato tutti i parametri ad uno ad uno prima di sedermi e la lista degli amici è correttamente impostata.
Dopo qualche respiro, finalmente, rivedo il mare di fronte a me.
E la sua calma assoluta.
La semplice vastità del mare di fronte ai miei occhi.
La osservo fino a quasi ipnotizzarmi.
Fino a che smetto del tutto di udire i piccoli rumori dell’ambiente reale che mi circonda, il fruscio delle macchine sulla strada, lo scricchiolio della sedia di legno, il mio stesso respiro.
Ora attraverso un lungo momento di assoluto silenzio assorto nella visione di questo mare interiore.
In questo modo entro in inside mode e il chip di Netbrain inizia a captare i segnali dalla rete e a riprodurli sulla sensibile epidermide del mio cranio nei dodici punti di contatto dai quali si propagano verso l’interno in forma di onde sferiche, provocando cascate di stimoli elettrochimici lungo il grafo delle mie connessioni sinaptiche.
In quel momento dal silenzio iniziano ad emergere voci nuove, suoni nuovi.
Inizio a vedere, sopra la vastità del mare, come proiettato su un gigantesco schermo tridimensionale, immagini olografiche che sento provenire da altre fonti, da altre menti fuori di me.
Mi lascio affascinare da questi giochi luminosi che fluttuano come aurore boreali sopra la tavolata del mare mentre una voce cara e familiare mi sussurra all’orecchio alcune parole di cui ancora non comprendo il significato.
Infine vengo toccato da invisibili mani che raggiungono le mie spalle, il mio viso.
E poi, a poco a poco, la confusione indistinta di queste nuove sensazioni lentamente si va placando.
Ora posso finalmente cogliere una coerenza nelle forme visive che percepisco e nelle altre forme sensoriali che si stanno sviluppando attorno a me.
Come quando guardiamo insistentemente una nuvola all’orizzonte e all’improvviso scorgiamo un disegno dotato di senso emergere fulmineo tra i caotici rigonfiamenti del vapore, ora vedo, sopra la calmissima superficie marina, il delinearsi preciso di un volto di donna con gli occhi quasi socchiusi e la bocca che si muove come se stesse sussurrando un discorso.
Parole lontane che percepisco come un brusio e che si fanno sempre più vicine alla mia destra e alla mia sinistra, contemporaneamente.
La riconosco!
E’ l’amica che recentemente ho aggiunto alla lista dei friends cercandola a caso nel database di tutti i gli utenti di Netbrain e che ora sta trasmettendo il suo segnale.
Una mente tra migliaia di menti a cui mi sono connesso.
E che ora ascolto in religioso silenzio.
La mia mente ora è in inside mode: è concentrata solo sulle sue sensazioni interiori.
Gli stimoli sensoriali sono notevolmente ridotti. Nessuno stimolo visivo.
Pochi e quasi impercettibili gli stimoli auditivi, olfattivi, tattili.
Il mare di fronte a me è calmo.
E’ un vasto orizzonte d’acqua assolutamente placato.
Entrato in inside mode posso iniziare a percepire gli altri segnali.
Posso percepire sensazioni, immagini e stati d’animo che non mi appartengono, che provengono da altre menti fuori di me.Voci e suoni che le mie orecchie non possono udire, immagini che i miei occhi (chiusi) non possono vedere.
Entro in connessione con altre menti e percepisco i loro impulsi come se fossero prodotti dalla mia mente, dai miei sensi.
E’ sorprendente rendersi conto di come tutto ciò non sia fonte di affaticamento o di turbamento: le stimolazioni fluiscono serenamente con continuità come lo svolgersi ordinato di un film.
In ogni caso il flusso di stimoli che mi arriva in questo modo non è superiore a quello che normalmente ricevo dai miei sensi attivi durante la veglia: vista, udito, odorato, gusto, tatto… tutti assieme, producono un flusso ancora più intenso e disordinato di impulsi.
In inside mode ho la sensazione nettissima di estendere il confine dei miei processi interiori potendoli condividere con altri esseri umani lontani da me, chissà dove.
…
Questo è possibile grazie ad un meraviglioso strumento, la punta più alta della tecnologia delle telecomunicazioni umane: Netbrain, un connettore cerebrale disposto attorno alla scatola cranica ed il cui utilizzo si sta rapidamente diffondendo su tutto il pianeta.
Come un virus.
Dodici sottilissime lamine d’argento sottocutanee, impiantate in altrettante precisissime posizioni sulla superficie del cranio e collegate, attraverso sottilissimi fili d’argento, ad un chip centrale per la trasmissione e la ricezione del segnale mentale.
Un impianto completamente invisibile dall’esterno, alimentato da celle termovoltaiche che sfruttano il calore costante delle epidermide per tenere attivo il circuito.
Le lamine di argento catturano le continue e impercettibili variazioni di potenziale elettrico generate dalla mia attività cerebrale nei vari punti di contatto con l’epidermide e possono funzionare anche in senso inverso, come stimolatori, introducendo nel mio cervello i segnali captati dal chip e provenienti da altre menti lontane a cui sono connesso.
Il chip è in grado di captare il segnale da una rete di centraline digitali sparse in tutto il globo. Ogni chip ha un suo proprio indirizzo, un numero assoluto, che individua con esatta precisione un possessore, un individuo, un cervello.
Mediante un piccolo terminale senza fili, è possibile configurare il proprio impianto Netbrain impostando il valore di centinaia di parametri e, cosa più importante, definendo la lista dei friends, dei cervelli amici, dai quali si desidera ricevere il flusso di segnali neuronali, conoscendone l’indirizzo o recuperandolo da una banca dati centralizzata.
In questo modo ogni cervello trasmette il proprio segnale ai cervelli che si sono connessi a lui e riceve il segnale da tutti i cervelli a cui lui ha deciso di connettersi.
La rete di cervelli che si viene a realizzare grazie a Netbrain è topologicamente identica ad una rete di neuroni.
Ciascun neurone, infatti, riceve stimoli da un insieme selezionato di altri neuroni a cui è connesso tramite sinapsi elettrochimiche e, a sua volta, trasmette i suoi stimoli ad un altro insieme di neuroni che si connettono a lui.
E la topologia della rete cambia continuamente nel tempo: è una struttura plastica, dinamica, mutevole, adattabile. Nuove connessioni nascono ogni giorno e altre connessioni vengono disattivate. Così, semplicemente, per il desiderio di ricevere nuovi stimoli oppure per interrompere una sequenza indesiderata di stimoli da una mente che, un tempo, consideravamo amica.
E’ possibile utilizzare Netbrain in due modalità: inside mode e outside mode.
In inside mode la mente smette di governare il corpo e di ricevere stimoli corporei.
E’ una specie di sonno o, meglio, di meditazione.
Gli occhi sono chiusi, il corpo è immobile.
E’ necessario raggiungere un particolare stato di rilassatezza e di calma interiore.
Netbrain rileva il raggiungimento di questo particolare stato mentale ed a quel punto inizia a captare segnali dai cervelli amici propagandoli attraverso i dodici stimolatori sottocutanei.
In outside mode, invece, la ricezione del segnale è inibita, sospesa. Perché la mente è impegnata a governare il corpo e a decifrare gli stimoli sensoriali e non sarebbe in grado di elaborare altri segnali.
In entrambi gli stati, Netbrain trasmette continuamente gli impulsi del nostro cervello a tutti i cervelli amici connessi in quel momento.
Ma è possibile ricevere segnali solo in inside mode.
E’ possibile ascoltare solo in inside mode.
Come ora…
E’ sera, sono a casa da solo. Ho passato una lunga giornata di lavoro, faticosa, dura.
Ho addosso una stanchezza antica. La stanchezza della formica che si affanna a trascinare la sua briciola, in mezzo ad altre mille formiche che, negli occhi, hanno lo stesso affanno e, sulle spalle, la medesima briciola.
Ma ora sono seduto, su una semplice sedia, di fronte ad un semplice tavolo.
Ho spento la luce. Ho disteso le mani lungo i fianchi. Ho chiuso gli occhi.
Il respiro fluisce in me come la linfa scorre all’interno di un albero.
Cerco di dimenticare i fatti della giornata.
Ma per dimenticare devo richiamare alla mente ciò che desidero dimenticare.
Allora smetto di dimenticare e smetto di pensare che devo dimenticare…
Netbrain è attivo e perfettamente funzionante. Ho controllato tutti i parametri ad uno ad uno prima di sedermi e la lista degli amici è correttamente impostata.
Dopo qualche respiro, finalmente, rivedo il mare di fronte a me.
E la sua calma assoluta.
La semplice vastità del mare di fronte ai miei occhi.
La osservo fino a quasi ipnotizzarmi.
Fino a che smetto del tutto di udire i piccoli rumori dell’ambiente reale che mi circonda, il fruscio delle macchine sulla strada, lo scricchiolio della sedia di legno, il mio stesso respiro.
Ora attraverso un lungo momento di assoluto silenzio assorto nella visione di questo mare interiore.
In questo modo entro in inside mode e il chip di Netbrain inizia a captare i segnali dalla rete e a riprodurli sulla sensibile epidermide del mio cranio nei dodici punti di contatto dai quali si propagano verso l’interno in forma di onde sferiche, provocando cascate di stimoli elettrochimici lungo il grafo delle mie connessioni sinaptiche.
In quel momento dal silenzio iniziano ad emergere voci nuove, suoni nuovi.
Inizio a vedere, sopra la vastità del mare, come proiettato su un gigantesco schermo tridimensionale, immagini olografiche che sento provenire da altre fonti, da altre menti fuori di me.
Mi lascio affascinare da questi giochi luminosi che fluttuano come aurore boreali sopra la tavolata del mare mentre una voce cara e familiare mi sussurra all’orecchio alcune parole di cui ancora non comprendo il significato.
Infine vengo toccato da invisibili mani che raggiungono le mie spalle, il mio viso.
E poi, a poco a poco, la confusione indistinta di queste nuove sensazioni lentamente si va placando.
Ora posso finalmente cogliere una coerenza nelle forme visive che percepisco e nelle altre forme sensoriali che si stanno sviluppando attorno a me.
Come quando guardiamo insistentemente una nuvola all’orizzonte e all’improvviso scorgiamo un disegno dotato di senso emergere fulmineo tra i caotici rigonfiamenti del vapore, ora vedo, sopra la calmissima superficie marina, il delinearsi preciso di un volto di donna con gli occhi quasi socchiusi e la bocca che si muove come se stesse sussurrando un discorso.
Parole lontane che percepisco come un brusio e che si fanno sempre più vicine alla mia destra e alla mia sinistra, contemporaneamente.
La riconosco!
E’ l’amica che recentemente ho aggiunto alla lista dei friends cercandola a caso nel database di tutti i gli utenti di Netbrain e che ora sta trasmettendo il suo segnale.
Una mente tra migliaia di menti a cui mi sono connesso.
E che ora ascolto in religioso silenzio.
venerdì 8 agosto 2008
Senza rete...
Lo scopo della rete è quello di farsi da parte
dopo aver connesso.
Diventare sempre più sottile
impalpabile
invisibile.
Alla fine di questo processo
di dissolvenza della rete
rimarremo solo noi
e le nostre invisibili connessioni
e finalmente
potremo costruire correlazioni persistenti a lungo range
che renderanno più stabile e coerente l'umanità
se la vediamo come un sistema di molti "corpi" in interazione.
Ho sempre pensato che le guerre e le divisioni nell'umanità
fossero, in ultima analisi, un sottoprodotto dei limitati canali di comunicazione
di cui l'umanità ha potuto disporre
nei secoli.
Sono sempre state favorite, di fatto, le correlazioni a corto range
tra i vicini, i simili,
nel villaggio, nella città, nella nazione
a scapito delle correlazioni a lungo range
tra individui molto distanti
rispetto alle metriche geografiche, sociali, culturali.
Ora invece
(e solo ora
con il web delle Persone e il web delle Cose)
accendiamo il notebook
e possiamo rapidamente lanciare connettori verso tutte le persone del globo
e rendere persistenti questi connettori
per generare nuovi flussi di informazioni ed emozioni.
Questo può spostare l'equilibrio della società
può spostare il PUNTO di equilibrio - intendo -
verso una nuova regione stabile
senza le periodiche oscillazioni tra caos e ordine
tra costruzione e devastazione.
Ma serve ancora una generazione...
forse una sola.
dopo aver connesso.
Diventare sempre più sottile
impalpabile
invisibile.
Alla fine di questo processo
di dissolvenza della rete
rimarremo solo noi
e le nostre invisibili connessioni
e finalmente
potremo costruire correlazioni persistenti a lungo range
che renderanno più stabile e coerente l'umanità
se la vediamo come un sistema di molti "corpi" in interazione.
Ho sempre pensato che le guerre e le divisioni nell'umanità
fossero, in ultima analisi, un sottoprodotto dei limitati canali di comunicazione
di cui l'umanità ha potuto disporre
nei secoli.
Sono sempre state favorite, di fatto, le correlazioni a corto range
tra i vicini, i simili,
nel villaggio, nella città, nella nazione
a scapito delle correlazioni a lungo range
tra individui molto distanti
rispetto alle metriche geografiche, sociali, culturali.
Ora invece
(e solo ora
con il web delle Persone e il web delle Cose)
accendiamo il notebook
e possiamo rapidamente lanciare connettori verso tutte le persone del globo
e rendere persistenti questi connettori
per generare nuovi flussi di informazioni ed emozioni.
Questo può spostare l'equilibrio della società
può spostare il PUNTO di equilibrio - intendo -
verso una nuova regione stabile
senza le periodiche oscillazioni tra caos e ordine
tra costruzione e devastazione.
Ma serve ancora una generazione...
forse una sola.
mercoledì 30 luglio 2008
La persistenza della pipa
- ciao !
- vorrei imparare a fare qualcosa
- ma sono una frana
> impara a stare fermo
> tutto questo svolazzare di pupattoli di pixel
> questi tippi, voli, salti
> e dietro ciascun pupattolo, un essere umano in carne & ossa seduto davanti allo schermo
> e allora: che anche l'avatar SIA SEDUTO !!
- se è un invito a sedermi potevi dirlo subito :-)
> la sedia era per te
> sapevo che saresti venuto ;-)
- ...
- voi costruite?
> humm+
> siamo costruiti, piuttosto
- io cerco di capire come creare un oggetto
> gli oggetti esistono prima di te, li puoi solo trasformare
> ma le uniche cose che ha senso buildare qui dentro, secondo me, sono le relazioni ;-)
> tutto il resto è... vanità!
] quindi il buildare fa parte del build delle relazioni
> ma ne abbiamo bisogno ?
] è una forma di comunicazione
> perchè?
] altrimenti potremmo parlare anche in chat
] mentre SL ci da la possibilità di esprimerci con più completezza
> parliamo tramite gli "oggetti"...
* ehi io ricordo il tuo "succhiotto da bebè" ora ci siamo evoluti alla pipa? ;-)
- questa pipa
> ?
] certo !
] esprimerci coi prim..
> è quello che facciamo ogni giorno in RL
> vorrei qualcosa di nuovo....qui dentro
> pura relazione!
] beh, qui abbiamo modo di rappresentarci in modo più completo
] la relazione è fatta anche di segnali
] non chiari
] non puliti
> quindi la tua pipa è un segnale ? :-)
] perchè no?
> cosa ci vuoi comunicare , con la pipa ?
] allargo la rappresentazione di me stesso
> (forse ognuno la legge come vuole)
] certi interessi sono più semplici da comunicare sotto forma grafica che testuale
] la comuncazione testuale, tranne che per i più abili, è sempre molto diretta
] io ti scrivo e tu sai di cosa ti sto parlando
] perchè lo leggi
> esatto
> questo mi tranquillizza!
> ma la pipa ?
> come faccio a leggere la tua pipa?
] tu vedi un oggetto che indosso e non sai di preciso cosa voglio sottolineare
] qui è il bello ;-)
> quindi ..."carisma e sintomatico mistero"...
] certo
> polisemia
* interpretazione
> esse est percipi:
> indosseresti la tua pipa se non ci fosse nessuno a vederla ?
] la indosso anche per me stesso
* io indosso i miei orpelli per me... parlano di me a me stessa...
- la pipa evoca calma
] spesso quando leggo tengo in mano la pipa, anche se è spenta
> ecco
> quindi voi mi dite che questa piattaforma
> ci permette di alimentare l'emisfero destro
> e moltiplicare le associazioni
> la chat è solo linguaggio verbale
> invece qui abbiamo una pipa fatta con qualche pixel
> che esiste fuori di noi...
> allora è forse la PERSISTENZA la qualità che ci piace degli oggetti che creiamo qui dentro ?
] esatto !
> la persistenza delle immagini che evochiamo collettivamente
> con il build..
> in realtà questa è una mente collettiva
> e il build è la creazione dell'idea resa persistente e intersoggettiva
> ognuno di noi VEDE questa pipa
> è la "stessa" pipa per tutti
> rimane
> anche dopo il nostro log-out
> e la ritroviamo al prossimo log-in
> persistenza dell'oggetto...
> ecco perchè è bello buildare
> e salvarle su un server, laggiù, negli stati uniti d'america...
> tasto destro, build
> scegli la forma, zac !
> ecco la tua idea !!
> il verbo si fece "prim"
> .... creazione dal nulla
] poi ti svegli una mattina e ti rendi conto che...
- vorrei imparare a fare qualcosa
- ma sono una frana
> impara a stare fermo
> tutto questo svolazzare di pupattoli di pixel
> questi tippi, voli, salti
> e dietro ciascun pupattolo, un essere umano in carne & ossa seduto davanti allo schermo
> e allora: che anche l'avatar SIA SEDUTO !!
- se è un invito a sedermi potevi dirlo subito :-)
> la sedia era per te
> sapevo che saresti venuto ;-)
- ...
- voi costruite?
> humm+
> siamo costruiti, piuttosto
- io cerco di capire come creare un oggetto
> gli oggetti esistono prima di te, li puoi solo trasformare
> ma le uniche cose che ha senso buildare qui dentro, secondo me, sono le relazioni ;-)
> tutto il resto è... vanità!
] quindi il buildare fa parte del build delle relazioni
> ma ne abbiamo bisogno ?
] è una forma di comunicazione
> perchè?
] altrimenti potremmo parlare anche in chat
] mentre SL ci da la possibilità di esprimerci con più completezza
> parliamo tramite gli "oggetti"...
* ehi io ricordo il tuo "succhiotto da bebè" ora ci siamo evoluti alla pipa? ;-)
- questa pipa
> ?
] certo !
] esprimerci coi prim..
> è quello che facciamo ogni giorno in RL
> vorrei qualcosa di nuovo....qui dentro
> pura relazione!
] beh, qui abbiamo modo di rappresentarci in modo più completo
] la relazione è fatta anche di segnali
] non chiari
] non puliti
> quindi la tua pipa è un segnale ? :-)
] perchè no?
> cosa ci vuoi comunicare , con la pipa ?
] allargo la rappresentazione di me stesso
> (forse ognuno la legge come vuole)
] certi interessi sono più semplici da comunicare sotto forma grafica che testuale
] la comuncazione testuale, tranne che per i più abili, è sempre molto diretta
] io ti scrivo e tu sai di cosa ti sto parlando
] perchè lo leggi
> esatto
> questo mi tranquillizza!
> ma la pipa ?
> come faccio a leggere la tua pipa?
] tu vedi un oggetto che indosso e non sai di preciso cosa voglio sottolineare
] qui è il bello ;-)
> quindi ..."carisma e sintomatico mistero"...
] certo
> polisemia
* interpretazione
> esse est percipi:
> indosseresti la tua pipa se non ci fosse nessuno a vederla ?
] la indosso anche per me stesso
* io indosso i miei orpelli per me... parlano di me a me stessa...
- la pipa evoca calma
] spesso quando leggo tengo in mano la pipa, anche se è spenta
> ecco
> quindi voi mi dite che questa piattaforma
> ci permette di alimentare l'emisfero destro
> e moltiplicare le associazioni
> la chat è solo linguaggio verbale
> invece qui abbiamo una pipa fatta con qualche pixel
> che esiste fuori di noi...
> allora è forse la PERSISTENZA la qualità che ci piace degli oggetti che creiamo qui dentro ?
] esatto !
> la persistenza delle immagini che evochiamo collettivamente
> con il build..
> in realtà questa è una mente collettiva
> e il build è la creazione dell'idea resa persistente e intersoggettiva
> ognuno di noi VEDE questa pipa
> è la "stessa" pipa per tutti
> rimane
> anche dopo il nostro log-out
> e la ritroviamo al prossimo log-in
> persistenza dell'oggetto...
> ecco perchè è bello buildare
> e salvarle su un server, laggiù, negli stati uniti d'america...
> tasto destro, build
> scegli la forma, zac !
> ecco la tua idea !!
> il verbo si fece "prim"
> .... creazione dal nulla
] poi ti svegli una mattina e ti rendi conto che...
domenica 29 giugno 2008
Incipit...
Mi trovo a percorrere una pista di sabbia nel deserto.
Il sole brucia le mie ossa. La gola riarsa respira sabbia graffiante.
Procedo a passi lenti scrutando l’orizzonte lontano con gli occhi serrati a fessura.
Mi proteggo dall’abbaglio della luce con una mano tesa di taglio sulla fronte.
Osservo tutto intorno un vasto e continuo profilo di dune colorate di ruggine.
Il percorso che ho lasciato alle mie spalle – se mi volto indietro a guardare - mi appare tracciato in modo evidente. Indubbiamente ho seguito una pista.
Non so ricordare come e perché mi sia messo in cammino e dove la pista mi stia conducendo.
L’evidenza della traccia alle mie spalle contrasta con la totale mancanza di definizione del percorso che mi aspetta dinnanzi. Riesco ad indirizzare solo un passo alla volta. Quel tanto che basta per rimanere nel centro esatto della pista che intravedo solo per qualche metro davanti a me.
Ma non posso in nessun modo orientare il mio procedere su orizzonti più vasti, per quanto mi sforzi di scrutare il misterioso universo che mi avvolge.
Se provo a sfidare l’orizzonte alzando bene la fronte, mi ferisce subito l’abbaglio violento della luce e si confondono i profili delle dune in un complesso arabesco privo di senso.
La pista sembra sfumare dopo pochi metri, svanire nell’illogico disegno delle colline di sabbia.
Eccomi dunque nel mezzo di un cammino che proseguo con ostinata determinazione come se effettivamente avessi una mèta.
I bordi della pista sabbiosa mi indirizzano come fossi un treno su un lungo binario.
Del resto non ho alternative.
Potrei abbandonare la pista, che pure non conosco.
Ma a quel punto tutte le direzioni diventerebbero equiprobabili e quindi arbitrarie.
Finirei con l’avvertire una sempre più inaccettabile precarietà dopo qualche momento di illusione e di libertà.
L’esistenza (indubbia) della pista si pone come un rassicurante elemento di ordine nel caos isotropo del deserto. Rompe una simmetria informe. Fornisce un solido appiglio alla mia mente pensante che non può mai cessare di dare forma alla massa delle esperienze.
Per questo proseguo aggiustando con meticolosa attenzione la direzione dei miei passi e rimanendo sempre al centro della pista di sabbia. Metro dopo metro.
Il sole brucia le mie ossa. La gola riarsa respira sabbia graffiante.
Procedo a passi lenti scrutando l’orizzonte lontano con gli occhi serrati a fessura.
Mi proteggo dall’abbaglio della luce con una mano tesa di taglio sulla fronte.
Osservo tutto intorno un vasto e continuo profilo di dune colorate di ruggine.
Il percorso che ho lasciato alle mie spalle – se mi volto indietro a guardare - mi appare tracciato in modo evidente. Indubbiamente ho seguito una pista.
Non so ricordare come e perché mi sia messo in cammino e dove la pista mi stia conducendo.
L’evidenza della traccia alle mie spalle contrasta con la totale mancanza di definizione del percorso che mi aspetta dinnanzi. Riesco ad indirizzare solo un passo alla volta. Quel tanto che basta per rimanere nel centro esatto della pista che intravedo solo per qualche metro davanti a me.
Ma non posso in nessun modo orientare il mio procedere su orizzonti più vasti, per quanto mi sforzi di scrutare il misterioso universo che mi avvolge.
Se provo a sfidare l’orizzonte alzando bene la fronte, mi ferisce subito l’abbaglio violento della luce e si confondono i profili delle dune in un complesso arabesco privo di senso.
La pista sembra sfumare dopo pochi metri, svanire nell’illogico disegno delle colline di sabbia.
Eccomi dunque nel mezzo di un cammino che proseguo con ostinata determinazione come se effettivamente avessi una mèta.
I bordi della pista sabbiosa mi indirizzano come fossi un treno su un lungo binario.
Del resto non ho alternative.
Potrei abbandonare la pista, che pure non conosco.
Ma a quel punto tutte le direzioni diventerebbero equiprobabili e quindi arbitrarie.
Finirei con l’avvertire una sempre più inaccettabile precarietà dopo qualche momento di illusione e di libertà.
L’esistenza (indubbia) della pista si pone come un rassicurante elemento di ordine nel caos isotropo del deserto. Rompe una simmetria informe. Fornisce un solido appiglio alla mia mente pensante che non può mai cessare di dare forma alla massa delle esperienze.
Per questo proseguo aggiustando con meticolosa attenzione la direzione dei miei passi e rimanendo sempre al centro della pista di sabbia. Metro dopo metro.
lunedì 23 giugno 2008
Teleport rifiutato...
"Scusa ma ho deciso di non spostarmi più da questa location...
ho abolito il teleport:
è il mio secondo ciclo :-)
credo che lo spazio sia un illusione (lo spazio reale e, a maggior ragione, quello virtuale)
una illusione che ci distrae dalle... relazioni
quindi mi "fermo"...
la visione dello "spazio" ci induce al movimento, alla frenesia
abolire lo "spazio" ci riporta ad una dimensione più lineare, più umana
quella del tempo per le relazioni
;-)
se vuoi fare un salto ... ci sono 3 sedie libere, c'è un tavolino con vista mare su una splendida balconata, al tramonto
ci sediamo e facciamo 4 chiacchiere...
da buoni amici."
ho abolito il teleport:
è il mio secondo ciclo :-)
credo che lo spazio sia un illusione (lo spazio reale e, a maggior ragione, quello virtuale)
una illusione che ci distrae dalle... relazioni
quindi mi "fermo"...
la visione dello "spazio" ci induce al movimento, alla frenesia
abolire lo "spazio" ci riporta ad una dimensione più lineare, più umana
quella del tempo per le relazioni
;-)
se vuoi fare un salto ... ci sono 3 sedie libere, c'è un tavolino con vista mare su una splendida balconata, al tramonto
ci sediamo e facciamo 4 chiacchiere...
da buoni amici."
domenica 22 giugno 2008
Secondo Ciclo
"Io stasera ho deciso
una cosa
ho deciso come vivrò il mio secondo ciclo nel metaverso
piazzerò il mio Malachi
in una bella balconata di fronte al mare
e non lo muoverò di lì
starò fermo
immobile nel metaverso
in un punto che mi piace
se gli amici vorranno passare a trovarmi li tipperò
altrimenti ci scambieremo messaggi
potremmo stare un po' assieme seduti di fronte al mare
e se distruggeranno questo balcone
ne troverò un altro
e mi piazzerò lì
starò come una cosa buttata
come un prim
physical
seduto o in piedi o saltellante
ma sempre nel mio balcone
di fronte al mare
per evocare con l'immagine una antica memoria
mentre cerco di vivere una nuova esperienza
e forse
quando incontrerò gente interessante
e assieme diremo cose interessanti
le copierò nel mio blog
per lasciare traccia
di quello che è avvenuto in questo infinitesimo angolo di mondo
a questa manciata di pixel
in cerca d'autore..."
una cosa
ho deciso come vivrò il mio secondo ciclo nel metaverso
piazzerò il mio Malachi
in una bella balconata di fronte al mare
e non lo muoverò di lì
starò fermo
immobile nel metaverso
in un punto che mi piace
se gli amici vorranno passare a trovarmi li tipperò
altrimenti ci scambieremo messaggi
potremmo stare un po' assieme seduti di fronte al mare
e se distruggeranno questo balcone
ne troverò un altro
e mi piazzerò lì
starò come una cosa buttata
come un prim
physical
seduto o in piedi o saltellante
ma sempre nel mio balcone
di fronte al mare
per evocare con l'immagine una antica memoria
mentre cerco di vivere una nuova esperienza
e forse
quando incontrerò gente interessante
e assieme diremo cose interessanti
le copierò nel mio blog
per lasciare traccia
di quello che è avvenuto in questo infinitesimo angolo di mondo
a questa manciata di pixel
in cerca d'autore..."
sabato 21 giugno 2008
Incontro.
Lei: Hey!
Lui: ciao, tutto bene ?
Lei: bene tu?
Lui: ti piace il mare ?
Lei: sì lo amo
Lui: Questa è la mia home page: balconata sul mare! Io loggo qui :-)
Lei: io più in là
Lui: ah si ? e dove ?
Lei: non so come si chiami, non sono espertissima qui
Lui: quando sei nata ? (in sl, intendo)
Lei: sarà qualche mese
Lui: ci vogliamo sedere ?
Lei: si...
Lui: non è singolare che stasera ci siamo incrociati su questa terrazza ? esattamente nello stesso momento ?
Lei: perchè? cosa vorrebbe dire?
Lui: io loggo qui tutte le sere e non trovo mai nessuno su questa terrazza...
Lei: io non tutte le sere
Lui: stasera invece ci sei tu :-)
Lei: mi fa piacere allora che mi hai incontrata
Lui: ognuno di noi ha compiuto una sequenza complicatissima di gesti...
Lei: già...
Lui: ed abbiamo portato i nostri avatars nello stesso "luogo" e nello stesso tempo... poi tu stavi scappando via, io ti ho seguita, tu hai visto che io mi stavo muovendo verso di te
Lei: mah non stavo proprio scappando
Lui: allora ti sei fermata... :-)
Lei: volevo vedere se mi seguivi ;-)
Lui: ah ecco ! hai avuto conferma delle tua previsione. Io ti ho seguita allora tu hai deciso di fermarti per capire chi fossi
Lei: sono molto sensitiva
Lui: ora siamo seduti l'uno di fronte all'altra su questa balconata virtuale su questo splendido mare di pixel. Ognuno di noi seduto davanti al suo PC chissà dove...in realtà
Lei: ognuno con la sua vita reale, la sua storia
Lui: è iniziato un intreccio...le nostre storie, per questi pochi momenti, si incrociano. Poi magari si separeranno per sempre
Lei: vero
Lui: di questo incrocio resterà traccia su lontanissimi macchinari di una oscura società americana. Il log di questa conversazione sarà scritto per sempre, salvato, reso persistente
Lei: mentre noi chissà dove saremo in realtà
Lui: in... "realtà"..., mettimoci le virgolette
Lei: già
Lui: la nostra vita reale in fondo è un metaverso complicatissimo e chissà dove sono i "log"
Lei: ti do pienamente ragione
Lui: ecco, ho finito :-)
Lei: allora che facciamo restiamo nel mistero? senza dirci nulla di noi
Lui: come vuoi, decidi tu quale livello di mistero ti interessa. Cosa vorresti sapere di me ?
Lei: chissà in che città sei ora e quanti anni hai
Lui: semplice: sono a *** ed ho 38 anni
Lei: beh neanche lontani
Lui: gli anni non te li chiedo ma puoi decidere di rivelarli...anche falsi (i miei sono veri)
Lei: per me non è un problema l'età: tra qualche giorno ne faccio 32
Lui: ok, ora sappiamo abbastanza di noi, almeno ci siamo localizzati
Lei: giusto
Lui: una cosa è interessante
Lei: cosa ?
Lui: ora stiamo vivendo nello stesso tempo, pensaci un attimo. Il tempo sicuramente lo stiamo condividendo, assieme, viviamo assieme nello stesso istante
Lei: nello stesso tempo ma anche in tempi diversi
Lui: anche se tu a *** e io a *** ma con i nostri due avatars seduti a pochi centimetri di distanza su una bella balconata di fronte al mare
Lei: sì son cose straordinarie
Lui: lo spazio è stato "annullato" da quello virtuale che ne ha creato un altro, alternativo
Lei: già
Lui: altrettando..."vero" ? forse si. Dipende da quanto ci facciamo coinvolgere. Alcune persone qui dentro si fanno coinvolgere molto (troppo?)
Lei: lo so
Lui: e vivono questo "spazio" come lo Spazio
Lei: forse ne fanno anche una malattia
Lui: noi no. Noi sappiamo di essere distanti geograficamente con i nostri due corpi biologici, nulla da dire, è evidente. Però "sentiamo" che c'è anche una "vicinanza" e non la sappiamo spiegare bene perchè è una sensazione profonda, una intuizione
Lei: ... scusa, devo assentarmi un attimo
Lui: ciao... ti assenterai rimanendo presente ;-) (con l'avatar)
Lei: sì
Lui: assenza-presenza
Lei: esatto ci sono ma non ci sono
Lui: as-senza....pre-senza (sempre...senza)
Lui: ...
Lui: complimenti per il tatuaggio sull'ombelico !
Lui: ciao, tutto bene ?
Lei: bene tu?
Lui: ti piace il mare ?
Lei: sì lo amo
Lui: Questa è la mia home page: balconata sul mare! Io loggo qui :-)
Lei: io più in là
Lui: ah si ? e dove ?
Lei: non so come si chiami, non sono espertissima qui
Lui: quando sei nata ? (in sl, intendo)
Lei: sarà qualche mese
Lui: ci vogliamo sedere ?
Lei: si...
Lui: non è singolare che stasera ci siamo incrociati su questa terrazza ? esattamente nello stesso momento ?
Lei: perchè? cosa vorrebbe dire?
Lui: io loggo qui tutte le sere e non trovo mai nessuno su questa terrazza...
Lei: io non tutte le sere
Lui: stasera invece ci sei tu :-)
Lei: mi fa piacere allora che mi hai incontrata
Lui: ognuno di noi ha compiuto una sequenza complicatissima di gesti...
Lei: già...
Lui: ed abbiamo portato i nostri avatars nello stesso "luogo" e nello stesso tempo... poi tu stavi scappando via, io ti ho seguita, tu hai visto che io mi stavo muovendo verso di te
Lei: mah non stavo proprio scappando
Lui: allora ti sei fermata... :-)
Lei: volevo vedere se mi seguivi ;-)
Lui: ah ecco ! hai avuto conferma delle tua previsione. Io ti ho seguita allora tu hai deciso di fermarti per capire chi fossi
Lei: sono molto sensitiva
Lui: ora siamo seduti l'uno di fronte all'altra su questa balconata virtuale su questo splendido mare di pixel. Ognuno di noi seduto davanti al suo PC chissà dove...in realtà
Lei: ognuno con la sua vita reale, la sua storia
Lui: è iniziato un intreccio...le nostre storie, per questi pochi momenti, si incrociano. Poi magari si separeranno per sempre
Lei: vero
Lui: di questo incrocio resterà traccia su lontanissimi macchinari di una oscura società americana. Il log di questa conversazione sarà scritto per sempre, salvato, reso persistente
Lei: mentre noi chissà dove saremo in realtà
Lui: in... "realtà"..., mettimoci le virgolette
Lei: già
Lui: la nostra vita reale in fondo è un metaverso complicatissimo e chissà dove sono i "log"
Lei: ti do pienamente ragione
Lui: ecco, ho finito :-)
Lei: allora che facciamo restiamo nel mistero? senza dirci nulla di noi
Lui: come vuoi, decidi tu quale livello di mistero ti interessa. Cosa vorresti sapere di me ?
Lei: chissà in che città sei ora e quanti anni hai
Lui: semplice: sono a *** ed ho 38 anni
Lei: beh neanche lontani
Lui: gli anni non te li chiedo ma puoi decidere di rivelarli...anche falsi (i miei sono veri)
Lei: per me non è un problema l'età: tra qualche giorno ne faccio 32
Lui: ok, ora sappiamo abbastanza di noi, almeno ci siamo localizzati
Lei: giusto
Lui: una cosa è interessante
Lei: cosa ?
Lui: ora stiamo vivendo nello stesso tempo, pensaci un attimo. Il tempo sicuramente lo stiamo condividendo, assieme, viviamo assieme nello stesso istante
Lei: nello stesso tempo ma anche in tempi diversi
Lui: anche se tu a *** e io a *** ma con i nostri due avatars seduti a pochi centimetri di distanza su una bella balconata di fronte al mare
Lei: sì son cose straordinarie
Lui: lo spazio è stato "annullato" da quello virtuale che ne ha creato un altro, alternativo
Lei: già
Lui: altrettando..."vero" ? forse si. Dipende da quanto ci facciamo coinvolgere. Alcune persone qui dentro si fanno coinvolgere molto (troppo?)
Lei: lo so
Lui: e vivono questo "spazio" come lo Spazio
Lei: forse ne fanno anche una malattia
Lui: noi no. Noi sappiamo di essere distanti geograficamente con i nostri due corpi biologici, nulla da dire, è evidente. Però "sentiamo" che c'è anche una "vicinanza" e non la sappiamo spiegare bene perchè è una sensazione profonda, una intuizione
Lei: ... scusa, devo assentarmi un attimo
Lui: ciao... ti assenterai rimanendo presente ;-) (con l'avatar)
Lei: sì
Lui: assenza-presenza
Lei: esatto ci sono ma non ci sono
Lui: as-senza....pre-senza (sempre...senza)
Lui: ...
Lui: complimenti per il tatuaggio sull'ombelico !
sabato 5 aprile 2008
( Second ? ) Life...
Partiamo dal presupposto che la vita è una sola.
Quindi parlare di "seconda vita" non ha alcun senso.
Posso al più trascorrere qualche pezzo della mia (unica) vita dentro il Metaverso e qualche altro pezzo fuori dal Metaverso.
Ciò premesso, i due approcci, immmersionista ed estensionista, possono essere esaminati nel modo seguente.
Poichè la vita è unica, l'approccio immersionista ci porta alla conclusione che per dare senso alla (unica) vita occorre stare immersi il più possibile nel Metaverso dato che fuori dal Metaverso non esiste "senso".
La società umana non è ancora pronta per questo e forse non lo sarà mai a meno che non arriviamo agli scenari del film "matrix" dove i corpi sono ridotti a larve imbozzolate e tenute in vita in uno stato di perenne incoscienza da un sofisticato sistema biomeccanico.
Almeno fino a che avremo bisogno di nutrirci e di curarci (e quindi andare dal medico o all'ospedale) non potremo essere davvero immersionisti.
L'approccio estensionista, d'altro canto, conduce ad un progressivo ridimensionamento del tempo dedicato al Metaverso (dopo magari una fitta esplorazione iniziale, ed è forse il mio caso).
Essendo una estensione della vita, il Metaverso non può occupare la gran parte della vita e non può compromettere la stabilità fisica della vita.
Essendo una estensione della vita, il Metaverso deve lasciare spazio ad altre estensioni.
Io credo che avere a disposizione molte estensioni della nostra vita basate sulle nuove tecnologie sia fantastico e sia una opportunità specifica del nostro tempo.
Occorre però essere saggi e capire di volta in volta qual'è la migliore estensione da utilizzare per un determinato scopo.
Se credo di poter far tutto con il telefono, ad esempio, mi sbaglio.
Per certe cose è meglio la videoconferenza o l'interazione mediata da avatar.
Se penso di poter far tutto dentro il Metaverso, mi sbaglio.
Per alcune attività l'interazione diretta faccia a faccia, volto a volto, è insostituibile.
Per tutte quelle interazioni in cui è essenziale che si stabilisca uno stato di reciproca fiducia e di reciproca meta-fiducia.
La meta-fiducia è quella condizione in cui io posso vedere l'altra persona mentre esprime dei concetti che io accetto a livello semantico e allo stesso tempo osservo come la galassia dei metamessaggi sia assolutamente congruente con il messaggio che mi arriva.
La meta-fiducia è l'OSSERVARE come esista CONGRUENZA tra messaggio e metamessaggio.
E' l'OSSERVARE come non vi sia il tradimento del corpo.
La relazione mediata da avatar NON consente di stabilire il livello di meta-fiducia.
Semplicemente perchè nasconde il meta-messaggio.
Il Metaverso, proprio perché elimina, e per certi versi sublima, la comunicazione non-verbale, facilita enormemente le interazioni, soprattutto tra persone che non si conoscono...
Questo è indubbiamente un vantaggio specifico del Metaverso.
Che dobbiamo valorizzare.
Ma stiamo attenti a fermarci lì.
Stiamo attenti a ritenerci soddisfatti di questo primo livello.
Arriva un momento in cui da questo primo livello si desidera balzare al secondo... e capire se riusciamo ad avere meta-fiducia dei nostri amici avatars...
Quindi parlare di "seconda vita" non ha alcun senso.
Posso al più trascorrere qualche pezzo della mia (unica) vita dentro il Metaverso e qualche altro pezzo fuori dal Metaverso.
Ciò premesso, i due approcci, immmersionista ed estensionista, possono essere esaminati nel modo seguente.
Poichè la vita è unica, l'approccio immersionista ci porta alla conclusione che per dare senso alla (unica) vita occorre stare immersi il più possibile nel Metaverso dato che fuori dal Metaverso non esiste "senso".
La società umana non è ancora pronta per questo e forse non lo sarà mai a meno che non arriviamo agli scenari del film "matrix" dove i corpi sono ridotti a larve imbozzolate e tenute in vita in uno stato di perenne incoscienza da un sofisticato sistema biomeccanico.
Almeno fino a che avremo bisogno di nutrirci e di curarci (e quindi andare dal medico o all'ospedale) non potremo essere davvero immersionisti.
L'approccio estensionista, d'altro canto, conduce ad un progressivo ridimensionamento del tempo dedicato al Metaverso (dopo magari una fitta esplorazione iniziale, ed è forse il mio caso).
Essendo una estensione della vita, il Metaverso non può occupare la gran parte della vita e non può compromettere la stabilità fisica della vita.
Essendo una estensione della vita, il Metaverso deve lasciare spazio ad altre estensioni.
Io credo che avere a disposizione molte estensioni della nostra vita basate sulle nuove tecnologie sia fantastico e sia una opportunità specifica del nostro tempo.
Occorre però essere saggi e capire di volta in volta qual'è la migliore estensione da utilizzare per un determinato scopo.
Se credo di poter far tutto con il telefono, ad esempio, mi sbaglio.
Per certe cose è meglio la videoconferenza o l'interazione mediata da avatar.
Se penso di poter far tutto dentro il Metaverso, mi sbaglio.
Per alcune attività l'interazione diretta faccia a faccia, volto a volto, è insostituibile.
Per tutte quelle interazioni in cui è essenziale che si stabilisca uno stato di reciproca fiducia e di reciproca meta-fiducia.
La meta-fiducia è quella condizione in cui io posso vedere l'altra persona mentre esprime dei concetti che io accetto a livello semantico e allo stesso tempo osservo come la galassia dei metamessaggi sia assolutamente congruente con il messaggio che mi arriva.
La meta-fiducia è l'OSSERVARE come esista CONGRUENZA tra messaggio e metamessaggio.
E' l'OSSERVARE come non vi sia il tradimento del corpo.
La relazione mediata da avatar NON consente di stabilire il livello di meta-fiducia.
Semplicemente perchè nasconde il meta-messaggio.
Il Metaverso, proprio perché elimina, e per certi versi sublima, la comunicazione non-verbale, facilita enormemente le interazioni, soprattutto tra persone che non si conoscono...
Questo è indubbiamente un vantaggio specifico del Metaverso.
Che dobbiamo valorizzare.
Ma stiamo attenti a fermarci lì.
Stiamo attenti a ritenerci soddisfatti di questo primo livello.
Arriva un momento in cui da questo primo livello si desidera balzare al secondo... e capire se riusciamo ad avere meta-fiducia dei nostri amici avatars...
venerdì 18 gennaio 2008
La Singolarità nel Metaverso
Salto subito alle conclusioni e poi ritorno sui miei passi per esplorare un pochino i nodi della rete semantica che ho in mente.
Mi sento istintivamente vicino alla scuola di pensiero che considera in modo estremamente favorevole l'avvento del Metaverso e la possibilità che il Metaverso diventi una sorta di "contenitore" della Singolarità Tecnologica e cioè, per dirla con una immagine che ci è cara dalle nostre parti, che il vulcano della Singolarità esploda dentro il Metaverso.
Perchè l'avvento della Singolarità sarà, per definizione, un evento esplosivo, deflagrante e dobbiamo quindi costruire per tempo una immensa sandbox in grado di assorbire senza scossoni l'enorme quantità di energia che sarà liberata in modo tale da utilizzarla, tutti assieme, per far compiere un salto quantico alla curva evolutiva della civiltà umana.
... humm, forse mi sono fatto prendere un po' troppo dalla metafora :-)
Torno con i piedi per terra (Stand Up) e procedo per gradi.
1. La Singolarità Tecnologica
http://tinyurl.com/2a5bg7 (Wikipedia)
Non sono in grado di dire nulla di nuovo sulla Singolarità.
Molte altre NGI (Natural General Intelligence), ben più acute e profonde di me, hanno parlato, raccontato, scritto, argomentato attorno a questo tema.
In questa sede mi limito a rileggere e commentare alcune celebri affermazioni formulate dai padri fondatori di questa nuova area di ricerca:
1958, Stanislaw Ulam, riferendosi ad una conversazione con John von Neumann:
Una conversazione centrata sul sempre accelerante progresso della tecnologia e del cambiamento nei modi di vita degli esseri umani, che da l'apparenza dell'avvicinarsi di qualche fondamentale singolarità della storia della razza oltre la quale, gli affanni degli esseri umani, come li conosciamo, non possono continuare.
(mio commento)
La Singolarità come punto massimo (in realtà un punto di flesso) nella curva ascendente, e in costante accelerazione, della evoluzione tecnologica umana. Un punto oltre il quale si placheranno gli affanni della umanità intera. Forse (aggiungo io).
(/mio commento)
1965, I. J. Good
Diciamo che una macchina ultraintelligente sia definita come una macchina che può sorpassare di molto tutte le attività intellettuali di qualsiasi uomo per quanto sia abile.
Dato che il progetto di queste macchine è una di queste attività intellettuali, una macchina ultraintelligente potrebbe progettare macchine sempre migliori; quindi, ci sarebbe una "esplosione di intelligenza", e l'intelligenza dell'uomo sarebbe lasciata molto indietro.
Quindi, la prima macchina ultraintelligente sarà l'ultima invenzione che l'uomo avrà la necessità di fare.
(mio commento)
La Singolarità come esplosione di intelligenza...
(/mio commento)
1993, Vernor Vinge: What is the Singularity ?
Within thirty years, we will have the technological means to create superhuman intelligence. Shortly after, the human era will be ended.
Is such progress avoidable?
If not to be avoided, can events be guided so that we may survive?
http://tinyurl.com/29psek
(mio commmento)
Singolarità come "superhuman intelligence". Di nuovo.
E in più qualche saggia domanda che ci inchioda di fronte alle nostre responsabilità.
(/mio commento)
2001 Ray Kurzweil: The Law of Accelerating Returns
From my perspective, the Singularity has many faces.
It represents the nearly vertical phase of exponential growth where the rate of growth is so extreme that technology appears to be growing at infinite speed.
Of course, from a mathematical perspective, there is no discontinuity, no rupture, and the growth rates remain finite, albeit extraordinarily large.
But from our currently limited perspective, this imminent event appears to be an acute and abrupt break in the continuity of progress.
However, I emphasize the word currently, because one of the salient implications of the Singularity will be a change in the nature of our ability to understand.
In other words, we will become vastly smarter as we merge with our technology.
http://tinyurl.com/5jo75
(mio commento)
Ecco, forse, una chiave di lettura (e di speranza) nuova: diventeremo sempre più "svegli" man mano che che ci "immergiamo dentro" la nostra stessa tecnologia.
"...as we merge with our technology..."
(/mio commento)
Ed ora una divagazione sul Metaverso...
2. Il Metaverso
http://tinyurl.com/35jzy5 (Wikipedia)
Non ci provo neanche a dare una definizione del Metaverso.
Chi non l'ha ancora fatto può leggere il romanzo Snow Crash, di Neal Stephenson, e fermarsi per un attimo alla pagina in cui, la prima volta in assoluto credo, viene usata questa parola per descrivere il Mondo online 3D simulato dal software dove Hiro Protagonist imperversa con il suo katana.
(Snow Crash è un vero e proprio documento di requisiti e specifiche per le aziende di Software che costruiscono Metaversi !!)
In questo momento mi limito solo a condividere con voi alcune piccolissime riflessioni che ho già in parte raccolto in questo mio blog.
2.1 Metaverso come sistema di social networking che implementa i "requisiti" del manifesto Illuminista riassunti dal ben noto slogan:
Libertà, Uguaglianza, Fraternità.
2.1.1 Libertà
Gli avatars non possono non essere liberi: è scritto nel codice del sistema.
Dal punto di vista della sola libertà di movimento (ma è solo un esempio tra molti), osserviamo come sia impossibile imprigionare un avatar, immobilizzarlo, confinarlo.
La "funzione d'onda" di un avatar (cioè la densità di probabilità che l'avatar si trovi nei vari punto dello spazio) è molto distribuita, diffusa.
Molto più distribuita della funzione d'onda di un essere umano nel mondo "reale".
L'architettura del sistema garantisce la più ampia possibilità di movimento e fornisce anche comodi mezzi di trasporto quali il teleport o il volo libero.
2.1.2 Uguaglianza
Gli avatars sono tutti uguali.
Hanno la stessa forza, gli stessi "poteri", le stesse caratteristiche.
Non ci sono differenze di sesso, religione, razza, età, massa muscolare ecc...
Gli avatars (narcisi!) differiscono solo per la propria rappresentazione esteriore che può essere fortemente personalizzata.
Tutti gli avatars godono di pari opportunità nel metaverso.
Gli avatars sono liberi di utilizzare tutte le risorse del sistema tramite le API che il sistema
mette a disposizione.
Le API sono uguali per tutti gli avatars, per tutti gli utenti del sistema.
Il Metaverso quindi è intrinsecamente meritocratico perchè tutti i suoi abitanti "nascono"
con la stessa dotazione di strumenti e risorse.
Nel Metaverso non ci sono i raccomandati :-)
2.1.3 Fraternità
Questa caratteristica non è automaticamente "fornita" dal sistema. A differenza delle prime due.
Ma la possiamo osservare, in certe condizioni, come proprietà emergente del sistema stesso, realizzata dalla liberà volontà dei residenti e dalle dinamiche delle relazioni sociali.
Avendo garantito a livello architetturale di sistema (e quindi in modo trasparente per gli avatars) la realizzazione dei primi due "requisiti" del manifesto Illuminista, gli avatars sono naturalmente portati a formare alleanze di tipo fraterno e conviviale.
Gli avatars sono orientati ad aiutarsi reciprocamente e a sostenersi perchè non possono subire alcun danno derivante dalla vita sociale. Non hanno reali motivi per non fidarsi degli altri.
Gli avatars condividono la propria conoscenza e interagiscono volentieri.
Non hanno nulla da perdere. Il Metaverso che li contiene fornisce strutturalmente le condizioni
necessarie affinchè la fraternità si possa sviluppare.
Questo tipo di riflessione mi ha (addirittura!) portato a scrivere dei meta-"versi":
http://tinyurl.com/2om8gr
2.2 Metaverso come ottimizzatore della comunicazione tra le NGI finalmente "smascherate"
La comunicazione tra esseri umani (NGI), nel mondo reale, è spesso difficile e sovrastata dal "rumore" di fondo del linguaggio non verbale (il linguaggio del corpo) spesso in contraddizione con il linguaggio verbale.
Nel Metaverso il linguaggio del corpo semplicemente non esiste. Perchè non esiste il corpo.
Ne risulta un segnale più limpido e una comunicazione più rapida e meno ambigua.
http://tinyurl.com/3yukbz
L'avatar digitale è una sorta di maschera esplicita che rende inutili e inutilizzabili le maschere sociali che indossiamo ogni giorno in RL crogiolandoci peraltro nella pia illusione della trasparenza.
Meglio una maschera esplicita esibita con evidenza nel contesto della relazione che una ipocrita presudo-trasparenza ricoperta invece da mille stratificazioni di diffidenza e pregiudizio nel mondo reale.
http://tinyurl.com/2fh9lj
In ultima ed estrema sintesi:
nel Metaverso si comunica meglio, ci si capisce di più e si tende ad essere più sinceri !
2.3 Metaverso come Meta-Carnevale (e qui cito dal blog che cita Calvino che cita Bachtin...)
Il carnevale è uno spettacolo senza ribalta e senza divisione in esecutori e spettatori.
Nel carnevale tutti sono attivi partecipanti, tutti prendono parte alla azione carnevalesca.
Il carnevale non si contempla e non si recita: si vive in esso, si vive secondo le sue leggi, finchè queste leggi sono in vigore, cioè si vive la vita carnevalesca.
...le leggi, i divieti e le limitazioni che determinano il regime e l'ordine della vita normale, cioè extracarnevalesca, durante il Carnevale sono aboliti;
...E' abolita qualsiasi distanza tra le persone ed entra in vigore una particolare categoria carnevalesca, il libero contatto familiare tra gli uomini.
(...Fraternità...)
http://tinyurl.com/295w67
Ciò detto, anzi, ciò scritto, la mia conclusione è questa:
il Metaverso sembra essere un posto molto gradevole dove le nostre "Natural General Intelligence" possono dimorare e prosperare.
Una sorta di paese dei balocchi o, meglio, di paradiso terrestre (costruito dai suoi residenti!).
Ma ritorniamo alla Singolarità Tecnologica, cioè alla A.G.I...
Prima di tutto leggiamo la sintetica definizione fornita da Ben Goertzel, fondatore e CEO di Novamente (www.novamente.net) che suona quasi come un manifesto:
3. General intelligence is the ability to solve a variety of complex problems in a variety of complex environments.
Insomma: la AGI è un flessibilissimo sistema di "Problem Solving" !
http://tinyurl.com/2suhv7
3.1 La necessità dell'Embodiment
La AGI, proprio come la NGI, deve pilotare un "corpo" per poter interagire con il mondo.
E' per questo che stiamo sviluppando la robotica.
Ma il Metaverso ci fornisce una possibilità in più.
Anzichè immergere una AGI dentro un corpo fisico nel mondo fisico è più facile immergere la AGI (e la NGI) in un mondo digitale dentro un corpo digitale: l'Avatar.
Cioè, anzichè dotare la AGI di un corpo fisico come la NGI, si dota la NGI di un corpo digitale come la AGI.
AGI ed NGI vengono immerse nello stesso brodo digitale e si presentano reciprocamente con lo stesso corpo digitale.
Sono dunque gli esserei umani a "immergersi dentro la tecnologia" (come auspicato da Ray Kurzweil) e non la tecnologia a dotarsi di complicati attuatori fisici per imitare gli esseri umani.
http://tinyurl.com/2z9flz
3.2 Corollario (importante):
nel Metaverso, la AGI è rappresentata da avatar e rispetta, come tutti gli altri avatars, le leggi sociali del Metaverso che, prendendo a prestito l'Illuminismo, ho sintetizzato in Libertà, Uguaglianza, Fraternità (un po' come le tre leggi della "robotica").
La AGI opera quindi - anche lei! - dentro la "sandbox" del Villaggio Globale Digitale (Il Metaverso) con la stessa forza delle NGI.
AGI ed NGI giocano alla pari.
http://tinyurl.com/2dkcem
http://tinyurl.com/2gz6qf
Il Metaverso, pertanto, può diventare uno "sfondo integratore" in grado di realizzare l'avvicinamento (e l'amicizia?) tra NGI ed AGI, per una Singolarità dal volto "umano".
Anzi,
meta-umano, oltre-umano, super-umano...
;-)
Mi sento istintivamente vicino alla scuola di pensiero che considera in modo estremamente favorevole l'avvento del Metaverso e la possibilità che il Metaverso diventi una sorta di "contenitore" della Singolarità Tecnologica e cioè, per dirla con una immagine che ci è cara dalle nostre parti, che il vulcano della Singolarità esploda dentro il Metaverso.
Perchè l'avvento della Singolarità sarà, per definizione, un evento esplosivo, deflagrante e dobbiamo quindi costruire per tempo una immensa sandbox in grado di assorbire senza scossoni l'enorme quantità di energia che sarà liberata in modo tale da utilizzarla, tutti assieme, per far compiere un salto quantico alla curva evolutiva della civiltà umana.
... humm, forse mi sono fatto prendere un po' troppo dalla metafora :-)
Torno con i piedi per terra (Stand Up) e procedo per gradi.
1. La Singolarità Tecnologica
http://tinyurl.com/2a5bg7 (Wikipedia)
Non sono in grado di dire nulla di nuovo sulla Singolarità.
Molte altre NGI (Natural General Intelligence), ben più acute e profonde di me, hanno parlato, raccontato, scritto, argomentato attorno a questo tema.
In questa sede mi limito a rileggere e commentare alcune celebri affermazioni formulate dai padri fondatori di questa nuova area di ricerca:
1958, Stanislaw Ulam, riferendosi ad una conversazione con John von Neumann:
Una conversazione centrata sul sempre accelerante progresso della tecnologia e del cambiamento nei modi di vita degli esseri umani, che da l'apparenza dell'avvicinarsi di qualche fondamentale singolarità della storia della razza oltre la quale, gli affanni degli esseri umani, come li conosciamo, non possono continuare.
(mio commento)
La Singolarità come punto massimo (in realtà un punto di flesso) nella curva ascendente, e in costante accelerazione, della evoluzione tecnologica umana. Un punto oltre il quale si placheranno gli affanni della umanità intera. Forse (aggiungo io).
(/mio commento)
1965, I. J. Good
Diciamo che una macchina ultraintelligente sia definita come una macchina che può sorpassare di molto tutte le attività intellettuali di qualsiasi uomo per quanto sia abile.
Dato che il progetto di queste macchine è una di queste attività intellettuali, una macchina ultraintelligente potrebbe progettare macchine sempre migliori; quindi, ci sarebbe una "esplosione di intelligenza", e l'intelligenza dell'uomo sarebbe lasciata molto indietro.
Quindi, la prima macchina ultraintelligente sarà l'ultima invenzione che l'uomo avrà la necessità di fare.
La Singolarità come esplosione di intelligenza...
(/mio commento)
1993, Vernor Vinge: What is the Singularity ?
Within thirty years, we will have the technological means to create superhuman intelligence. Shortly after, the human era will be ended.
Is such progress avoidable?
If not to be avoided, can events be guided so that we may survive?
http://tinyurl.com/29psek
(mio commmento)
Singolarità come "superhuman intelligence". Di nuovo.
E in più qualche saggia domanda che ci inchioda di fronte alle nostre responsabilità.
(/mio commento)
2001 Ray Kurzweil: The Law of Accelerating Returns
From my perspective, the Singularity has many faces.
It represents the nearly vertical phase of exponential growth where the rate of growth is so extreme that technology appears to be growing at infinite speed.
Of course, from a mathematical perspective, there is no discontinuity, no rupture, and the growth rates remain finite, albeit extraordinarily large.
But from our currently limited perspective, this imminent event appears to be an acute and abrupt break in the continuity of progress.
However, I emphasize the word currently, because one of the salient implications of the Singularity will be a change in the nature of our ability to understand.
In other words, we will become vastly smarter as we merge with our technology.
http://tinyurl.com/5jo75
Ecco, forse, una chiave di lettura (e di speranza) nuova: diventeremo sempre più "svegli" man mano che che ci "immergiamo dentro" la nostra stessa tecnologia.
"...as we merge with our technology..."
(/mio commento)
Ed ora una divagazione sul Metaverso...
2. Il Metaverso
http://tinyurl.com/35jzy5 (Wikipedia)
Non ci provo neanche a dare una definizione del Metaverso.
Chi non l'ha ancora fatto può leggere il romanzo Snow Crash, di Neal Stephenson, e fermarsi per un attimo alla pagina in cui, la prima volta in assoluto credo, viene usata questa parola per descrivere il Mondo online 3D simulato dal software dove Hiro Protagonist imperversa con il suo katana.
(Snow Crash è un vero e proprio documento di requisiti e specifiche per le aziende di Software che costruiscono Metaversi !!)
In questo momento mi limito solo a condividere con voi alcune piccolissime riflessioni che ho già in parte raccolto in questo mio blog.
2.1 Metaverso come sistema di social networking che implementa i "requisiti" del manifesto Illuminista riassunti dal ben noto slogan:
Libertà, Uguaglianza, Fraternità.
2.1.1 Libertà
Gli avatars non possono non essere liberi: è scritto nel codice del sistema.
Dal punto di vista della sola libertà di movimento (ma è solo un esempio tra molti), osserviamo come sia impossibile imprigionare un avatar, immobilizzarlo, confinarlo.
La "funzione d'onda" di un avatar (cioè la densità di probabilità che l'avatar si trovi nei vari punto dello spazio) è molto distribuita, diffusa.
Molto più distribuita della funzione d'onda di un essere umano nel mondo "reale".
L'architettura del sistema garantisce la più ampia possibilità di movimento e fornisce anche comodi mezzi di trasporto quali il teleport o il volo libero.
2.1.2 Uguaglianza
Gli avatars sono tutti uguali.
Hanno la stessa forza, gli stessi "poteri", le stesse caratteristiche.
Non ci sono differenze di sesso, religione, razza, età, massa muscolare ecc...
Gli avatars (narcisi!) differiscono solo per la propria rappresentazione esteriore che può essere fortemente personalizzata.
Tutti gli avatars godono di pari opportunità nel metaverso.
Gli avatars sono liberi di utilizzare tutte le risorse del sistema tramite le API che il sistema
mette a disposizione.
Le API sono uguali per tutti gli avatars, per tutti gli utenti del sistema.
Il Metaverso quindi è intrinsecamente meritocratico perchè tutti i suoi abitanti "nascono"
con la stessa dotazione di strumenti e risorse.
Nel Metaverso non ci sono i raccomandati :-)
2.1.3 Fraternità
Questa caratteristica non è automaticamente "fornita" dal sistema. A differenza delle prime due.
Ma la possiamo osservare, in certe condizioni, come proprietà emergente del sistema stesso, realizzata dalla liberà volontà dei residenti e dalle dinamiche delle relazioni sociali.
Avendo garantito a livello architetturale di sistema (e quindi in modo trasparente per gli avatars) la realizzazione dei primi due "requisiti" del manifesto Illuminista, gli avatars sono naturalmente portati a formare alleanze di tipo fraterno e conviviale.
Gli avatars sono orientati ad aiutarsi reciprocamente e a sostenersi perchè non possono subire alcun danno derivante dalla vita sociale. Non hanno reali motivi per non fidarsi degli altri.
Gli avatars condividono la propria conoscenza e interagiscono volentieri.
Non hanno nulla da perdere. Il Metaverso che li contiene fornisce strutturalmente le condizioni
necessarie affinchè la fraternità si possa sviluppare.
Questo tipo di riflessione mi ha (addirittura!) portato a scrivere dei meta-"versi":
http://tinyurl.com/2om8gr
2.2 Metaverso come ottimizzatore della comunicazione tra le NGI finalmente "smascherate"
La comunicazione tra esseri umani (NGI), nel mondo reale, è spesso difficile e sovrastata dal "rumore" di fondo del linguaggio non verbale (il linguaggio del corpo) spesso in contraddizione con il linguaggio verbale.
Nel Metaverso il linguaggio del corpo semplicemente non esiste. Perchè non esiste il corpo.
Ne risulta un segnale più limpido e una comunicazione più rapida e meno ambigua.
http://tinyurl.com/3yukbz
L'avatar digitale è una sorta di maschera esplicita che rende inutili e inutilizzabili le maschere sociali che indossiamo ogni giorno in RL crogiolandoci peraltro nella pia illusione della trasparenza.
Meglio una maschera esplicita esibita con evidenza nel contesto della relazione che una ipocrita presudo-trasparenza ricoperta invece da mille stratificazioni di diffidenza e pregiudizio nel mondo reale.
http://tinyurl.com/2fh9lj
In ultima ed estrema sintesi:
nel Metaverso si comunica meglio, ci si capisce di più e si tende ad essere più sinceri !
2.3 Metaverso come Meta-Carnevale (e qui cito dal blog che cita Calvino che cita Bachtin...)
Il carnevale è uno spettacolo senza ribalta e senza divisione in esecutori e spettatori.
Nel carnevale tutti sono attivi partecipanti, tutti prendono parte alla azione carnevalesca.
Il carnevale non si contempla e non si recita: si vive in esso, si vive secondo le sue leggi, finchè queste leggi sono in vigore, cioè si vive la vita carnevalesca.
...le leggi, i divieti e le limitazioni che determinano il regime e l'ordine della vita normale, cioè extracarnevalesca, durante il Carnevale sono aboliti;
...E' abolita qualsiasi distanza tra le persone ed entra in vigore una particolare categoria carnevalesca, il libero contatto familiare tra gli uomini.
(...Fraternità...)
http://tinyurl.com/295w67
Ciò detto, anzi, ciò scritto, la mia conclusione è questa:
il Metaverso sembra essere un posto molto gradevole dove le nostre "Natural General Intelligence" possono dimorare e prosperare.
Una sorta di paese dei balocchi o, meglio, di paradiso terrestre (costruito dai suoi residenti!).
Ma ritorniamo alla Singolarità Tecnologica, cioè alla A.G.I...
Prima di tutto leggiamo la sintetica definizione fornita da Ben Goertzel, fondatore e CEO di Novamente (www.novamente.net) che suona quasi come un manifesto:
3. General intelligence is the ability to solve a variety of complex problems in a variety of complex environments.
Insomma: la AGI è un flessibilissimo sistema di "Problem Solving" !
http://tinyurl.com/2suhv7
3.1 La necessità dell'Embodiment
La AGI, proprio come la NGI, deve pilotare un "corpo" per poter interagire con il mondo.
E' per questo che stiamo sviluppando la robotica.
Ma il Metaverso ci fornisce una possibilità in più.
Anzichè immergere una AGI dentro un corpo fisico nel mondo fisico è più facile immergere la AGI (e la NGI) in un mondo digitale dentro un corpo digitale: l'Avatar.
Cioè, anzichè dotare la AGI di un corpo fisico come la NGI, si dota la NGI di un corpo digitale come la AGI.
AGI ed NGI vengono immerse nello stesso brodo digitale e si presentano reciprocamente con lo stesso corpo digitale.
Sono dunque gli esserei umani a "immergersi dentro la tecnologia" (come auspicato da Ray Kurzweil) e non la tecnologia a dotarsi di complicati attuatori fisici per imitare gli esseri umani.
http://tinyurl.com/2z9flz
3.2 Corollario (importante):
nel Metaverso, la AGI è rappresentata da avatar e rispetta, come tutti gli altri avatars, le leggi sociali del Metaverso che, prendendo a prestito l'Illuminismo, ho sintetizzato in Libertà, Uguaglianza, Fraternità (un po' come le tre leggi della "robotica").
La AGI opera quindi - anche lei! - dentro la "sandbox" del Villaggio Globale Digitale (Il Metaverso) con la stessa forza delle NGI.
AGI ed NGI giocano alla pari.
http://tinyurl.com/2dkcem
http://tinyurl.com/2gz6qf
Il Metaverso, pertanto, può diventare uno "sfondo integratore" in grado di realizzare l'avvicinamento (e l'amicizia?) tra NGI ed AGI, per una Singolarità dal volto "umano".
Anzi,
meta-umano, oltre-umano, super-umano...
;-)
venerdì 4 gennaio 2008
Meta versi...
Dopo un post molto schematico e (spero) razionale,
un po' di versi (diversi), anzi, di...
Meta-versi.
Teatro luminoso delle menti
territorio dell'anima.
un po' di versi (diversi), anzi, di...
Meta-versi.
Teatro luminoso delle menti
territorio dell'anima.
riscopre finalmente il suo gioco:
costruire la rete !!
dei cuori, dei volti, delle storie
Nuova e singolare tecnologia
ove rinascono le belle
e sane consuetudini
dei villaggi antichi
plasmati dalla serena
e familiare convivenza.
Vedo l'emergenza - nuova -
d'un villaggio
tra le rovine
delle magnifiche sorti
e progressive.
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