lunedì 27 luglio 2009

L'Impresa

L'Imprenditore, la Banca e - indirettamente - lo Stato, costituiscono l'Impresa mediante un investimento di Capitale.

Alla fine di ogni esercizio, l'Impresa crea valore per l'Imprenditore (Reddito Netto), restituisce gli Interessi alla Banca e paga le Tasse allo Stato.

Questo ritorno è reso possibile dal fatto che esiste una differenza (positiva) tra il valore delle merci che l'Impresa vende ai clienti e il valore che riconosce ai fornitori e ai dipendenti per il loro contributo al processo produttivo.

L'Impresa, dunque, può essere tecnicamente definita come una macchina economica creata dal Capitale in grado di generare denaro dal denaro prelevando il valore aggiunto che gli esseri umani, con il proprio lavoro, immettono nei processi produttivi.







martedì 21 luglio 2009

L'intorno

In quanto esseri viventi singolari su questo singolare pianeta, noi esistiamo dentro un intorno.

Percepiamo il mondo dal centro del nostro intorno.

L'intorno costituito dalle nostre quotidiane abitudini:

la nostra casa,
il nostro territorio,
i nostri vicini,
il nostro ufficio,
i nostri giornalieri spostamenti.

L'intorno in cui esistiamo ogni giorno ci satura l'esperienza come se fosse il tutto.

Ci impedisce la visione di uno spazio più ampio e più vasto.

E' la siepe che esclude al nostro sguardo la visione dell'ultimo orizzonte.

Il nostro intorno ci consente di esistere ogni giorno potendo serenamente trascurare la vastità del pianeta e del cosmo.

La numerosità degli uomini sul pianeta.

La complessità delle reti umane e dei sistemi sociali che si sviluppano oltre la nostra vita al singolare.

Molti di noi non avvertono la presenza discreta dell'intorno.

Se lo portano dietro come una lumaca si porta dietro il proprio guscio, con naturalezza.

Con commovente inconsapevolezza.

Alcuni, invece, vivono l'intorno come un limite.

E tentano in qualsiasi modo di oltrepassarlo, di cancellarlo, di bucarlo.

E gettano, oltre l'intorno, una serie infinita di messaggi.

Affidando ad essi la stessa speranza che il naufrago affida ai suoi messaggi in bottiglia scagliati contro la vastità dell'oceano....

La rete digitale, oggi, ci offre una nuova strategia per superare l'intorno.

Ci connette con l'altrove e ci concede l'impressione di superare il limite del nostro impenetrabile isolamento.

Ma, molto spesso, il superamento del limite è solo apparente, illusorio, immaginario.

Nella rete si finisce quasi sempre per costruire un nuovo intorno, fatto di vicinanze lontane, di altre abitudini, di altre siepi digitali oltre le quali è impossibile gettare lo sguardo.







sabato 18 luglio 2009

Ordine, disordine, ...

Quando un sistema sociale raggiunge una configurazione ordinata, smette di progredire, di crescere.

Il sistema diviene rigido, inerziale, si assesta nella sua posizione di equilibrio ed entra in un ciclo-limite senza possibilità di ulteriori variazioni, senza la possibilità di esplorare nuovi territori nello spazio delle fasi.

Per raggiungere configurazioni a maggiore efficienza, il sistema deve passare attraverso il disordine ricevendo un impulso dall'esterno.

Il disordine rende liquido il sistema permettendogli così di assumere una nuova forma, una nuova struttura plasmata secondo uno schema nuovo, un ordine nuovo.

La crisi non è altro che il passaggio dal vecchio ordine al nuovo ordine, attraverso il disordine.




domenica 12 luglio 2009

L'immaginazione delle folle

Tutto ciò che colpisce l'immaginazione delle folle si presenta sotto forma di un'immagine impressionante e precisa, libera da ogni interpretazione accessoria, o non avente per compagno che qualche fatto meraviglioso: una grande vittoria, un grande miracolo, un grave delitto, una grande speranza.

L'importante é di presentare le cose in blocco e senza mai indicarne la genesi.
Cento piccoli delitti o cento piccoli incidenti non colpiranno mai l'immaginazione delle folle; mentre un solo delitto notevole, una sola catastrofe, le colpiranno profondamente, e con dei risultati infinitamente meno micidiali dei cento piccoli accidenti riuniti.

La grande epidemia d'influenza che uccise a Parigi 5000 persone in poche settimane, colpì poco l'immaginazione popolare. Infatti quella vera ecatombe non si esprimeva con immagini visibili, ma soltanto con le indicazioni ebdomadarie delle statistiche. Un incidente in cui fossero perite, invece delle 5000 persone, soltanto 500, lo stesso giorno, su una pubblica piazza, per mezzo di un fatto visibile - la caduta della torre Eiffel, ad esempio - avrebbe prodotto sull'immaginazione un'impressione immensa.

Ora, le statistiche ufficiali indicano che in un solo anno sono andati perduti un migliaio di bastimenti. Di questi incidenti successivi, molto più importanti per perdite di uomini e di mercanzie, le folle non si preoccuparono neanche per un momento.

Dunque non sono i fatti in sé che colpiscono l'immaginazione popolare, bensì il modo come si presentano. Questi fatti devono condensarsi, se posso esprimermi così, in modo da produrre un'immagine impressionante che occupi e opprima lo spirito.

Conoscere l'arte di impressionare l'immaginazione delle folle, vuol dire conoscere l'arte di governarle.

Gustav Le Bon
Psicologia delle Folle
(1895)

domenica 5 luglio 2009

Punto di equilibrio

Ad un certo punto della nostra vita avvertiamo, in modo molto netto e preciso, la presenza incombente di due forze della (nostra) Natura:
  • la Forza che governa il decadimento materiale del nostro corpo fisico.
  • la Forza che governa la persistenza del corpo collettivo (sociale) di cui facciamo parte.
Ci rendiamo conto, cioè, che non possiamo - in nessun modo - evitare la nostra morte e quella dei nostri amici.

E che - al medesimo tempo - non siamo in grado di condizionare (da soli) il comportamento e l'evoluzione della corpo umano collettivo di cui facciamo parte che sembra destinato a proseguire la sua esistenza immortale secondo le sue imperscrutabili logiche e senza curarsi della nostra presenza.

Lo sapevamo anche prima di questo momento, lo abbiamo sempre saputo, in realtà.

Ma c'è un particolare momento nella vita, un momento esatto, inequivocabile, in cui queste Forze si presentano chiare e distinte davanti ai nostri occhi e ci costringono a percepire i limiti della nostra natura.

Comprendiamo (anzi, sentiamo) di essere semplicemente delle cellule (mortali e sostituibili) di un organismo più grande di noi che esiste anche grazie al nostro infinitesimo contributo ma che, semplicemente, ci ignora.

Esattamente come noi ignoriamo l'esistenza delle nostre cellule e le sostituiamo tutte più e più volte nel corso della vita, mantenendo invariata la nostra unità personale, la nostra identità, il nostro orgoglioso IO.