lunedì 3 agosto 2009

Dinamica del Capitale

Il Capitale si muove verso quei settori produttivi e quelle aree geografiche che possono garantire un elevato differenziale tra costi e ricavi e massimizzare quindi il ritorno degli investimenti.

Lo spostamento del Capitale da un settore ad un altro avviene quando nel settore di partenza si raggiunge la saturazione (cioè l'equilibrio!) e il ROI si stabilizza su un valore costante e non elevato.

L'equilibrio raggiunto dal punto di vista delle cosiddetta economia "reale" non è interessante per il Capitale.

Qualsiasi considerazione relativa alla utilità sociale delle imprese è considerata semplicemente come non-senso.

Per la logica del Capitale una impresa è interessante nella misura in cui produce valore aggiunto e ripaga l'investimento con percentuali robuste e sempre crescenti nel tempo.

Una impresa che produce beni o servizi indispensabili per il sistema sociale in cui è immersa e che si trova in una condizione di equilibrio tra costi e ricavi senza alcuna opportunità (e necessità!) di ulteriore crescita è - semplicemente - un cattivo investimento per il Capitale che tenderà prima o poi a dis-investire e tornare liquido per potersi spostare su altri settori a maggior potenziale.

La logica del Capitale genera quindi - per sua natura - un sistema macroeconomico perennemente fuori dall'equilibrio e fortemente disomogeneo nel tempo (cicli di crescita seguiti da crolli) e nello spazio (primo, secondo, terzo mondo).

Come possiamo indirizzare le nostre azioni quotidiane affinchè la logica del Capitale venga progressivamente sostituita dalla logica dell' Utilità Sociale che giudica la bontà di una attività produttiva in base alla effettiva necessità che specifici beni e servizi vengano prodotti e consumati dagli esseri umani ?

Come possiamo iniziare a massimizzare il profitto dell'intero sistema e non più di alcune sue microscopiche e inutili porzioni ?

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