Ho deciso di iniziare ad ascoltare Linda aggiungendola alla lista dei miei InsideContacts.
Voglio seguire i suoi pensieri sapendo che lei segue i miei.
Sento una profonda, inspiegabile necessità di creare questo contatto…
E’ di nuovo sera, siamo entrambi in inside mode, entrambi in ascolto…
Tecnicamente questa condizione si chiama anello di feedback ovvero un circuito di menti connesse all’interno del quale il segnale si riverbera e si autoalimenta.
Il raggio di un anello di feedback si misura contando i passaggi che deve fare un segnale partito da un certo nodo per ritornare al nodo di partenza.
Nel nostro caso: io-->Linda-->io oppure Linda-->io-->Linda: due passi, anello di raggio due.
Ma nel circuito di Netbrain esistono anelli anche più grandi con centinaia e centinaia di nodi fittamente interconnessi tra di loro.
Si realizzano cioè delle zone ad altissima connessione, delle sottoreti, dei gangli di attività dove i segnali circolano e si riproducono rinforzandosi e riverberandosi attraverso le stesse menti per poi uscire e saltare dall’altra parte del globo sfruttando un improbabile e lunghissimo assone, una connessione a lungo range, tra una mente dell’anello e un’altra mente lontana, magari appartenente ad un altro anello di feedback formato da altre menti.
Anelli e assoni stanno portando la rete di Netbrain verso una configurazione che gli esperti chiamano “piccolo mondo” (Small World) dove un qualsiasi segnale può correre da un estremo all’altro della rete effettuando pochissimi passaggi senza che la rete si sovraccarichi di connessioni inutili attivando tutte quelle tecnicamente possibili.
Io sono disteso sul letto, ho gli occhi chiusi, le braccia distese lungo i fianchi.
Ho sbirciato sul display il nome di Linda affiancato dalla piccola antenna ricevente e sono scivolato anche io in inside-mode.
Eccomi di fronte al mare, ecco il contesto marino della mia pausa, del mio silenzio interiore.
Osservo la vastità dell’acqua e mi placo di fronte alla sua semplicissima calma.
Ora l’ologramma di Linda appare sopra la linea dell’orizzonte.
Non si tratta del suo volto ma di una figura stilizzata, una scultura.
Una scultura di metallo nero, lucido.
Un fenicottero nero con il becco piegato all’ingiù in un atteggiamento di pacata mestizia.
Quasi crepuscolare. Bellissimo nella luce del tramonto.
Ho la netta sensazione che questa figura in qualche misura rappresenti l’immagine che Linda ha di me in questo momento. Sento che c’è un messaggio dietro questa forma. Un messaggio di cui posso percepire solo l’intenzione e lo spirito.
E Linda, cosa vede in questo momento, cosa sente di me ?
Una leggera brezza scorre lungo il suo viso, un piccolo vento leggero le accarezza la pelle e si insinua tra i capelli.
E’ la mia mente che le sta comunicando la mia presenza, la mia benevola vicinanza.
Io allungo un braccio in avanti verso il mare e con l’indice inizio a scrivere nell’aria, a tracciare il profilo di alcune lettere.
La mia scrittura compare immediatamente sullo schermo di Linda come se una invisibile mano scrivesse sulla sua tela bianca con un invisibile pennello.
Scrivo lentamente e attendo una sua risposta.
Ciao Linda, eccomi qui, mi senti ? mi vedi ? riesci a leggere queste parole ?
Linda, in tutta risposta proietta sopra il mio orizzonte marino l’immagine di un gigantesco sorriso che mi appare come un improvvisa e calda ondata di benessere.
La mente di Linda stasera non fa uso di parole.
Preferisce evocare visivamente andando oltre il significato. Oltre il linguaggio.
Io continuo a scrivere con il dito davanti a me, nell’aria:
Ora siamo connessi in un anello, le nostre menti stanno iniziando a parlarsi.
Il sorriso si espande sopra il vasto orizzonte, le labbra si dischiudono, vedo comparire una fila di bianchissimi piccoli denti, odo il fragore di una cristallina risata che mi giunge come riverbero di brezza sulle palpebre socchiuse di fronte al vento marino.
Ecco come sta avvenendo, stasera, il nostro gioco.
Le mie parole tracciate nell’aria come un invisibile solco…
...le sue figure olografiche visualizzate davanti ai miei occhi.
Proseguiamo per alcune ore in un profondissimo stato di quiete ed approfondiamo la nostra conoscenza lasciando che le nostre menti arrivino alla completa sintonizzazione e giungano ad un reciproco adattamento, fino al punto di equilibrio in cui si dissolve il confine.
mercoledì 8 ottobre 2008
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